Italy: La settimana nei mercati - 6 maggio 2024.

CalendarMay 6, 2024
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Anche la scorsa settimana abbiamo visto un’importante volatilità nel cross valutario EUR/USD che ha oscillato in un range compreso tra 1,0810 e 1,0650.

Come ampiamente previsto, lo scorso mercoledì la FED ha lasciato invariati i tassi di interesse al 5,5% e i market mover più importati della settimana sono stati il dato sui Non-Farm Payrolls e gli altri dati sul mercato del lavoro US, resi noti nel pomeriggio di venerdì.

Per quanto riguarda l’Eurozona, si riconferma ad Aprile un livello di inflazione al 2,4% così come registrato nel precedente mese di Marzo mentre sul fronte della crescita economica, i dati provvisori sul PIL indicano un leggero ma comunque marginale aumento rispetto alle attese.

Spostandoci in Cina, la scorsa settimana abbiamo avuto il rilascio dei dati PMI del settore manifatturiero e non, usciti rispettivamente a 50,4, in lieve aumento rispetto alla aspettative mentre il secondo in contrazione a 51,2 rispetto alle attese di 52,3 ad indicare che sebbene il settore manifatturiero abbia mostrato una crescita iniziale nel secondo trimestre, le sfide persistono, costringendo le aziende a ribassare i prezzi e adottare un atteggiamento cauto nell'assunzione di nuovo personale. Da segnalare inoltre il marginale calo del PMI del settore non manifatturiero, che sebbene si trovi ancora nella fascia di espansione viene spinto al ribasso da aspettative meno roseee e da una contrazione sugli ordini. È iniziato il viaggio di Xi Jinping in Europa: domani ci sarà l’incontro con Macron a Parigi, cui seguirà una visita in Serbia e Ungheria. Sarà interessante quindi seguire gli incontri e valutarne le conseguenze sia sul fronte commerciale che diplomatico.

Infine, in Giappone, dopo l’importante deprezzamento in seguito alla riunione della banca centrale di due settimane fa, abbiamo assistito lo scorso lunedi ad importanti interventi sul cross EUR/JPY per cercare di supportare il valore della loro moneta.

Per questa settimana abbiamo in programma il meeting sui tassi di interesse della banca centrale Australiana domani e della Bank of England giovedi; da seguire anche la pubblicazione dei verbali dell’ultimo meeting BCE, prevista per venerdi.

Stati Uniti

La scorsa settimana le decisioni del Fomc sono state prese all’unanimità: si è trattato del sesto vertice consecutivo in cui la Fed ha lasciato i tassi invariati in un range compreso tra il 5,25% e il 5,50%, ai massimi da 23 anni. La decisione della Fed, in linea con le attese degli analisti, è stata motivata da un’inflazione ancora troppo alta. Nell’ultimo anno il tasso d’inflazione è sceso, ma rimane comunque elevato, motivo che induce la FED a mantenere i tassi nella suddetta forbice.

Nella tradizionale conferenza stampa il presidente Powell ha dichiarato che è improbabile un taglio dei tassi nella prossima riunione di giugno. Gli operatori del mercato avevano già ridimensionato le loro aspettative sui tagli dei tassi quest'anno a uno o due, ma si insinuano anche previsioni secondo le quali potrebbero non esservene affatto. Powell ha riconosciuto che ultimamente la battaglia della Fed all’inflazione ha visto una mancanza di progressi, tuttavia ha anche rassicurato che almeno un taglio ai Fed Funds dovrebbe arrivare entro la fine dell’anno, nonostante le condizioni di mercato al momento possano lasciar intendere che questo sia tutt’altro che scontato.

A generare volatilità sui mercati sono stati i dati sul mercato del lavoro pubblicati lo scorso venerdì. Nello specifico stupisce in negativo il dato sui Non-Farm Payroll, di gran lunga inferiore rispetto alle aspettative che già prevedevano una flessione rispetto al dato precedente. Nel mese di aprile, gli occupati non agricoli – che rappresentano all’incirca l’80% dei lavoratori che producono il Prodotto Interno Lordo negli Stati Uniti - sono stati solo 175.000 unità, contro 243.000 unità previste e 315.000 del mese di marzo. A questa evidenza si somma poi un tasso di disoccupazione in crescita (3,9% vs 3,8%) e un raffreddamento degli aumenti salariali. Nonostante tali evidenze, è probabilmente ancora presto per aspettarsi che la FED possa iniziare a tagliare i tassi di interesse prima di settembre, ma restano sicuramenti dati che verranno vagliati attentamente.

Europa

La scorsa settimana l’attenzione era rivolta alla pubblicazione dei dati su inflazione e PIL. Nello specifico, il valore provvisorio del CPI (indice prezzi al consumo) per il mese di aprile, è rimasto in linea con le attese su base annua (2,4%), mentre il dato su base trimestrale registra un calo rispetto al dato precedente (0,6% vs 0,8%). Sorprende in positivo la stima preliminare del PIL del primo trimestre, sia su base annuale che su base trimestrale, segnando in entrambi i casi valori superiori alle attese e alle rilevazioni precedenti. A metà maggio scopriremo se tali dati saranno confermati.

Secondi alcuni questi dati sosterrebbero un taglio dei tassi nel mese di giugno da parte della Bce. Anche il governatore della banca centrale greca Yannis Stournaras ha affermato che "Sulla base di questi dati, consideriamo ora i tre tagli dei tassi di interesse nel 2024 come lo scenario più probabile", poiché la crescita economica più forte del previsto sostiene l'inflazione. Se il mercato attribuisce una forte probabilità al mese di giugno per il primo taglio della BCE, rimane invece incerto il timing per gli step successivi.

Conclusioni

In questo momento gli operatori di mercato sono concentrati su diversi aspetti: rimangono centrali le preoccupazioni per le tensioni geopolitiche ma anche su timing ed entità dell’allentamento della politica monetaria da parte delle principali economie. Le aspettative di un primo taglio da parte della Fed sono ancora lontane, l’inflazione risulta persistente e l’economia abbastanza stabile, motivi per i quali si può pensare che non vi sia alcuna fretta nel diminuire i tassi. Al contrario, in Europa l’economia non accenna ad una crescita lineare e costante e il livello di inflazione sembrerebbe essere sotto controllo, alimentando le previsioni di un primo taglio a giugno da parte della BCE. Sarà come sempre cruciale seguire i dati marcoeconomici su livello dei prezzi, crescita economica e mercato del lavoro per comprendere le future mosse delle principali banche centrali e i rispettivi risvolti sul mercato dei cambi.


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