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09.30.24
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Italy: La settimana nei mercati - 30 Settembre 2024

Dopo l'euforia legata alle decisioni delle banche centrali delle precedenti settimane, quella appena trascorsa non ha offerto molte emozioni sul fronte macroeconomico ad eccezione della giornata di lunedì, dove i dati PMI di settembre per l'Europa hanno sorpreso negativamente. Infatti, il settore manifatturiero tedesco e quello dei servizi hanno registrato performance deludenti, ampiamente inferiori alle aspettative. Questo ha avuto un impatto negativo anche sul PMI aggregato europeo, sovrastimato dagli analisti, innescando volatilità nel cambio EUR/USD. Nel breve termine l'euro si è indebolito, secondo alcuni a causa delle speculazioni su una possibile accelerazione delle misure espansive da parte della Banca Centrale Europea, mirate a contrastare il rallentamento economico in un contesto di inflazione apparentemente sotto controllo. In tal senso, sarà importante monitorare martedì il dato preliminare sull'inflazione nell'Eurozona per il mese di settembre.

Per quanto riguarda invece gli Stati Uniti non abbiamo avuto dati di particolare rilievo la scorsa settimana; per quella in corso saranno pubblicati i PMI nella giornata di giovedì ma soprattutto i dati sul mercato del lavoro venerdì. Quest'ultimo vedrà la rilevazione dai dati sulla disoccupazione e dei NFP (Non-Farm Payrolls) che, dopo i risultati deludenti di agosto e le revisioni al ribasso dei dati tra marzo 2023 e marzo 2024, saranno cruciali per valutare lo stato di salute del mercato del lavoro statunitense. Se i dati dovessero essere particolarmente negativi, la FED potrebbe essere spinta a considerare un altro "maxi" taglio di 50 punti base in una delle due riunioni rimanenti prima della fine dell'anno, per mitigare il possibile rallentamento del mercato del lavoro.

Notizie interessanti provengono dalla Cina, dove le politiche economiche continuano a rappresentare un fattore di particolare rilevanza. Dopo le recenti misure monetarie e abitative annunciate all'inizio della settimana, le aspettative per ulteriori interventi di sostegno sono aumentate, in seguito ai commenti dei responsabili politici durante la riunione trimestrale sugli affari economici. Le autorità cinesi hanno richiesto decisi tagli dei tassi e sottolineato la necessità di mantenere una spesa fiscale adeguata, promettendo maggiori sforzi per contrastare il declino del mercato immobiliare e promuovere la ripresa economica. Sebbene questo cambiamento non risolverà tutti i problemi strutturali della Cina, come la bassa natalità e l'alto debito, sembra segnare un importante cambiamento di orientamento politico.

Infine, in Australia si segnala un atteggiamento hawkish da parte della Bank of Australia, che ha mantenuto i tassi di interesse invariati al 4,25%, con i responsabili politici che hanno evidenziato un'inflazione ancora lontana dai target fissati per il 2026. Questo ha portato a un rafforzamento del dollaro australiano nei confronti dell'euro. Mentre, rimanendo sempre in tema banche centrali, la Banca Nazionale Svizzera ha proseguito con il suo ciclo di tagli iniziato a giugno, riducendo il tasso di riferimento di 25 punti base anche in questa riunione di settembre e raggiungendo così il livello 1%.

Vediamo nel dettaglio gli eventi in Europa e Stati Uniti:

Europa

Inizio di settimana caratterizzato dalla pubblicazione dei PMI che si sono rivelati deludenti a settembre sia in Francia che in Germania e, a livello aggregato, anche nell’Eurozona. Sempre dalla Germania sono arrivati dati poco confortanti sull’export. Il responsabile dei sondaggi dell’Istituto IFO, Klaus Wohlrabe, ha confermato la fase di debolezza sia nel settore metallurgico che nel settore automobilistico con una decrescita costante degli ordini in arrivo dall’estero. Uno scenario, quello dell’Eurozona nel suo complesso, che conferma un rallentamento della crescita e che potrebbe portare la BCE a valutare un ulteriore taglio di 25 punti base durante la riunione di ottobre.

Da segnalare gli interventi di Klaas Knot e di Christine Lagarde. Il primo, Presidente della Banca Nazionale dei Paesi Bassi, ha dichiarato di attendersi tagli graduali dei tassi fino alla prima metà del 2025, con obiettivo fissato intorno al 2%. Il Presidente della Bce, invece, ha ribadito l’importanza di essere molto vicini al tasso obiettivo di inflazione del 2%, attualmente al 2,2%, ma ha sottolineato come sia fondamentale garantire che questo livello rimanga stabile nel tempo per evitare di registare un mese al 2% ed un altro al 2,6%.

Stati Uniti

Durante la giornata di lunedi scorso abbiamo avuto importanti dichiarazioni da parte di vari esponenti della Fed, nello specifico: Kashkari della Fed di Minneapolis si aspetta ulteriori riduzioni del costo del denaro nei prossimi mesi, Bostic della Fed di Atlanta ha ribadito che il taglio di mezzo punto attuato nell’ultima riunione non frenerà la Banca Centrale Americana rispetto ad ulteriori ribassi, infine Goolsbee della Fed di Chicago ha poi confermato che durante il 2025 saranno attuate altre azioni accomodanti qualora i dati continuino ad evidenziare un calo del livello inflattivo.

Le stime flash PMI del settore manifatturiero hanno registrato un calo, bene invece le stime flash del settore dei servizi. Secondo quanto rilevato dal Bureau of Economic Analysi, il PIL americano è salito del 3% su base trimestrale, rispetto al +1,4% del trimestre precedente mentre si è registrata una leggera decelerazione della crescita dei consumi, che segnano un +2,8% dal +2,9% registrato nel trimestre precedente.

Per quanto riguarda infine l’indice PCE, uno degli indicatori preferiti dalla FED in tema di inflazione, segna un dato inferiore alle attese, con un +2,2% su base annua per il mese di agosto, più basso rispetto al valore atteso +2,3% e rispetto al valore inerente il mese di luglio +2,5%. Questo ha innescato immediata volatilità facendo perdere terreno al biglietto verde nei confronti delle principali valute. Ad un indice PCE in diminuzione infatti corrisponde un aumento delle aspettative rispetto a ulteriori tagli dei tassi da parte della FED. Avremo maggiori conferme a supporto di tale tesi solo dopo l’uscita dei dati sul mercato del lavoro, dunque investitori e analisti seguiranno con attenzione la giornata di venerdì.

Conclusioni

Questa settimana, lato europeo si attende mercoledì la pubblicazione dei dati relativi all’inflazione e giovedì quelli relativi alla disoccupazione. Spostandoci negli Stati Uniti l’attenzione sarà rivolta verso i dati sul mercato del lavoro, di fondamentale importanza per cercare di capire quali saranno le prossime mosse della Federal Reserve in tema di politica monetaria. Ci aspetta un ultimo trimestre dell’anno molto interessante, soprattutto per le elezioni americane che si terranno tra poco più di un mese e che possiamo considerare sicuramente l’evento politico dell’anno, che guiderà il dollaro e l’andamento di molte valute ad esso collegato, in un verso o nell’altro. Se prima Trump sembrava essere candidato contro un rivale destinato probabilmente a perdere, ora con la Harris scenari e sondaggi stanno cambiando.

Calendario Economico: