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November 19, 2024Cross-Border
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Italy: La settimana nei mercati - 19 Novembre 2024

Protagonista della scorsa settimana è stato il dollaro americano che si porta ai massimi contro tutte le maggiori divise: EURUSD ha visto minimi appena sotto 1.05, tentando di respingere il livello supportivo a 1.0480 e il dollar index ha toccato quota 107, massimo varcato solamente tre volte se si pensa a tutta la storia dell’indice.

Il dollaro, di fatto, continua a beneficiare dei cosiddetti «Trump trades», con i mercati che scommettono su una forte crescita economica degli Stati Uniti e sulle politiche inflazionistiche sotto la sua presidenza, che limiterebbe la capacità della Fed di abbassare in maniera aggressiva i tassi di interesse. Attualmente, i mercati stanno scontando circa il 50% di possibilità di un taglio dei tassi di 25 punti base a dicembre.

In Europa, i due dati principali riguardavano il PIL nel terzo trimestre e la produzione industriale di settembre. Per quanto riguarda il PIL, in base ai dati forniti da Eurostat, è aumentato dello 0,9% anno su anno mentre cala la produzione industriale, che ha registrato un -2% mese su mese a settembre, segnando il calo più forte da gennaio. Tra le principali economie dell'area dell’euro a preoccupare è la Germania che ha registrato un calo significativo nella produzione. Proprio dalla Germania è arrivata la notizia che il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, intende indire un voto di fiducia in Parlamento il prossimo 16 dicembre, una mossa che aprirebbe la strada a elezioni anticipate dopo il crollo della sua coalizione di governo.

Per quanto riguarda il Regno Unito, invece, sono stati pubblicati i dati sul PIL di settembre. La crescita si è interrotta nel mese di settembre, segnando un -0,1% su base mensile ma un +1% su base annua, sorprendendo così le aspettative degli operatori di mercato.

Spostandoci in Asia, i dati macro giunti dalla Cina questa settimana testimoniano un’economia a due velocità. Se da un lato la produzione industriale a ottobre è aumentata, anche se leggermente al di sotto delle aspettative, del 5,3% anno su anno, così come le vendite al dettaglio sono aumentate del 4,8%, segnando il più forte incremento da otto mesi, dall’altro lato si segnala un forte calo dei prezzi delle case nuove, che sono diminuiti del 5,9% su base annua ad ottobre 2024, dopo un calo del 5,8% nel mese precedente e dopo 16 cali consecutivi. Tutto questo nonostante i continui sforzi del governo di Pechino per mitigare l'impatto della persistente debolezza nel settore immobiliare, tra cui l’abbassamento dei tassi sui mutui e il taglio dei costi di acquisto delle case.

Arrivano invece dal Giappone i dati sulla produzione interna lorda: il primo dato sul PIL del terzo trimestre ha mostrato una crescita pari alle attese dello 0,2%.

Vediamo più in dettaglio la situazione in USA e Europa.

Stati Uniti Dal punto di vista macroeconomico, nella settimana appena trascorsa c’è stata attesa per l’uscita del dato sull’inflazione americana di ottobre, la quale è risultato in linea con le attese crescendo al 2,6%. Si tratta della prima volta che l’inflazione aumenta da marzo scorso, interrompendo così una serie di sette mesi di cali consecutivi. A spingere l'inflazione al rialzo è stato un moderato aumento dei prezzi dell'energia, in particolare del gas naturale. Nonostante ciò, l'inflazione core, che esclude i prezzi più volatili di energia e alimentari, è rimasta stabile. Anche i prezzi alla produzione negli Stati Uniti sono aumentati dello 0,2% mese su mese ed in aumento del 2,4% su base annua, rispetto a un aumento rivisto al rialzo dell'1,9%; dati interessanti che ancora una volta denotano una certa resilienza dell’economia US.

Giovedì scorso il presidente della FED Powell, si è rivelato molto conservativo nei confronti dei futuri tagli dei tassi. Ha affermato infatti che non ci sono segnali che l’economia stia rallentando e che l’ultimo dato del mercato del lavoro è circoscritto agli eventi esogeni che sono avvenuti a ottobre, come l’uragano e gli scioperi. Per questo motivo, sembrerebbe non esserci fretta su un percorso di tagli più aggressivi.

Europa Poche le indicazioni giunte in area euro in questa settimana: si è vissuti di luce riflessa di quel che capitava sull’altra sponda dell’Oceano, se si fa eccezione per i dati finali sull’inflazione di alcune economie europee, come Germania, Francia, Spagna e Italia, numeri comunque in linea con le aspettative e che hanno confermato che il processo di disinflazione continua ad essere robusto. Tuttavia, rimane il pessimismo per l'economia tedesca a novembre, con l'indice ZEW che ha subito un brusco calo. I risultati elettorali negli Stati Uniti e le turbolenze politiche interne hanno gettato un'ombra sull'economia tedesca, alimentando le preoccupazioni degli investitori.

Non vanno meglio i dati sulla produzione industriale europea, che registrano su base mensile un -2%, molto più bassi delle aspettative e lontani dal 3,5% rispetto alla rilevazione precedente. Le preoccupazioni per un'economia stagnante arrivano dai verbali del Consiglio direttivo della BCE, che hanno evidenziato un crescente dibattito interno sulla necessità di allentare la politica monetaria. Nonostante le proiezioni di inflazione siano migliorate, persistono preoccupazioni riguardo alle pressioni inflazionistiche di fondo. La BCE ha sottolineato che qualsiasi decisione sui tassi sarà basata su un'attenta valutazione dei dati economici e su prove concrete di un allentamento delle tensioni inflazionistiche.

Conclusioni In sintesi, la settimana appena trascorsa ha evidenziato un contesto economico e finanziario globale complesso e ricco di segnali contrastanti.

Negli Stati Uniti, il dato sull'inflazione di ottobre ha mostrato un leggero aumento, interrompendo una tendenza di cali consecutivi, in un contesto in cui la crescita economica non sembra destare preoccupazioni nè spingere a tagliare i tassi a ritmo accelerato.

In Europa, persistono invece segnali di debolezza, soprattutto in Germania, con il sentiment economico ZEW in calo e una produzione industriale nell’eurozona inferiore alle aspettative. Anche il Regno Unito ha visto un rallentamento su base mensile, sebbene mostri segnali di crescita su base annua.

Il quadro macroeconomico in Asia rimane da monitorare: la Cina continua a lottare con un mercato immobiliare in crisi nonostante i tentativi di stimolo, ma segnali positivi arrivano dall’aumento delle vendite al dettaglio, mentre il Giappone ha registrato una crescita economica moderata, leggermente al di sopra delle aspettative.

L'attenzione dei mercati questa settimana sarà sui dati aggiornati dell’inflazione in Europa, UK e Canada, sui PMI in Europa e negli Stati Uniti e sul mercato del lavoro negli Stati Uniti.

Calendario Economico: