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09.16.24
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Italy: La settimana nei mercati - 16 Settembre 2024

La scorsa settimana, l’attenzione del mercato era focalizzata sulla pubblicazione del dato inerente il tasso d’inflazione in America e le decisioni di politica monetaria della Banca Centrale Europea.

Dal fronte Stati Uniti, a inizio settima il focus era rivolto ancora verso i risultati del mercato del lavoro sulla scia dei dati pubblicati la settimana precedente nonchè verso il dato sull’inflazione CPI, entrambi fondamentali in vista della riunione della FED di questa settimana. Interessante anche il dibattito televisivo svoltosi martedi scorso tra i due candidati alla Casa Bianca per le prossime elezioni presidenziali di novembre negli USA. Secondo molti commentatori la sfida tra l’ex Presidente Trump e l’attuale vice-presidente Harris si è risolta a favore di quest’ultima e rimane grande incertezza sul possibile vincitore delle lenzioni di Novembre.

Dal fronte Europeo invece, mercoledì la BCE, in linea con le previsioni di mercato, ha ridotto di 25 punti base il tasso di riferimento sui depositi presso la Banca Centrale, portandolo al 3,5%, abbassando contemporaneamente il tasso di riferimento sulle principali operazioni di rifinanziamento e sulle operazioni di rifinanziamento marginale portandoli rispettivamente al 3,65% da 4,25% e al 3,90% dal 4,50%.

Oltremanica, nella giornata di giovedì 19 settembre, la Banca Centrale d'Inghilterra deciderà come dare seguito al taglio dei tassi di interesse dello 0,25% effettuato nel mese di agosto. Il mercato del lavoro ha mostrato segnali relativamente positivi, con 265 mila occupati a luglio rispetto ai 115 mila stimati dagli economisti. Inoltre, il tasso di disoccupazione nel Regno Unito si è attestato al 4,1% nel mese di luglio, rispetto al 4,2% della rilevazione del mese precedente. Tuttavia, la crescita economica non è stata altrettanto incoraggiante, con il secondo mese consecutivo di crescita pari allo 0%, nonostante le aspettative degli economisti di un aumento dello 0,2%. Ciò è stato determinato in gran parte dai dati negativi sulla produzione edilizia e manifatturiera, significativamente al di sotto delle aspettative.

Spostandoci nel continente Asiatico, un cenno all’importante dato sulla bilancia commerciale cinese pubblicato martedì scorso in cui il surplus effettivo ad agosto di 91,02 miliardi di dollari ha battuto nettamente le attese degli analisti, che si aspettavano un avanzo di circa 81 miliardi dollari, segno che l’economia cinese sta manifestanto segnali di ripresa dopo le recenti difficoltà. Al contempo cresce, seppur di poco, il livello di inflazione su base annuale ma non su base mensile ed anche i prezzi alla produzione diminuiscono.

Infine, in Giappone, lunedì scorso le autorità hanno rivisto al ribasso le statistiche di crescita del PIL per il 2° trimestre: 2,9% di crescita contro il 3,1% della misura preliminare. Tale modifica è stata in parte determinata da una revisione al ribasso della spesa per consumi, di particolare interesse per la Banca Centrale del Giappone desiderosa invece di vedere un miglioramento costante della domanda interna. La BoJ in questo periodo si sta concentrando sull'uscita dal suo programma decennale di stimolo monetario e sull'ulteriore aumento dei tassi di interesse nei prossimi mesi. In vista della riunione della BoJ di venerdì, hanno fatto riflettere i commenti della scorsa settiman del policy maker Naoki Tamura, che si è sbilanciato dichiarando che i tassi dovranno raggiungere l’1% entro la metà del 2025, incoraggiato dagli ultimi dati sull’inflazione giapponese. È la prima volta che un obiettivo sui tassi viene pubblicamente dichiarato da un policy maker.

Analizziamo nel dettaglio gli eventi in Europa e USA:

Europa

Nell’Eurozona il focus della settimana era tutto rivolto nei confronti della seduta di giovedì dove, come ampiamento previsto, la Banca Centrale Europea ha deciso per un taglio dei tassi di interesse di 25 punti base. Nessuno spunto particolarmente significativo è arrivato dalla conferenza stampa della presidente della Bce, Christine Lagarde, che ha confermato sia la volontà di riportare l’inflazione al tasso obiettivo del 2%, sia la volontà a non impegnarsi con un percorso predefinito sui tassi di interesse, ribadendo che l’Istituto Centrale continuerà il suo approccio orientato in base ai dati economici che arriveranno e che sarà restrittivo finchè necessario.

La Bce ha inoltre confermato la sua stima sul tasso di inflazione per il 2024 al 2,5%, al 2,2% per il 2025 ed all'1,9% per il 2026. In un comunicato, la Bce ha sottolineato come l'inflazione "dovrebbe tornare ad aumentare nell'ultima parte di quest'anno, anche perché i precedenti bruschi ribassi dei prezzi dell'energia non incideranno più sui tassi calcolati sui dodici mesi", per poi "diminuire fino a raggiungere il nostro obiettivo nella seconda metà del prossimo anno".

Infine, vengono riviste al ribasso le stime di crescita dell’Eurozona portandole rispettivamente allo 0,8% per il 2024, all'1,3% per il 2025 e all'1,5% per il 2026, rispetto alle stime dello scorso mese di giugno.

Stati Uniti

Dopo gli ultimi dati Usa sul costo della vita che mostrano un'inflazione in linea con le attese al 2,5% su base annua, in diminuzione rispetto al dato precedente, alcuni analisti hanno rivisto le proprie aspettative ma rimane ancora alta l'incertezza sull'entità del taglio che, nella prossima riunione, la FED deciderà di applicare.

Un intervento di questo tipo sarebbe coerente con aspettative di soft landing in un contesto in cui l’inflazione continua a scendere verso il target della Fed, il mercato del lavoro si raffredda senza crollare e si ha un moderato rallentamento economico.

Il mercato seguirà con grande interesse la riunione di mercoledì, non solo per la decisione che verrà presa sui tassi ma anche per capire dalla conferenza stampa quali saranno le intenzioni della Fed per le prossime riuniononi.

Sul fronte della politica interna, da segnalare il dibattito presidenziale Harris-Trump, che ha lasciato agli investitori molti temi sui quali riflettere, dai piani sull’economia alle relazioni internazionali e le questioni geopolitiche. Per la maggioranza degli spettatori che hanno assistito al confronto, questo primo – e forse unico - round assegna la vittoria a Kamala Harris. Anche la reazione del mercato sembra andare in questa direzione; infatti a Wall Street crollano le azioni di Trump Media che arrivano a sfiorare -17% e secondo un sondaggio della Cnn, poco dopo la fine del confronto, il 63% contro il 37% crede che Harris abbia fatto meglio sul palco di Philadelphia del suo avversario Trump.

Conclusioni

Anche questa settimana abbiamo in calendario diversi elementi di interesse che potrebbero portare volatilità sul mercato, sopratutto per quanto riguarda le banche centrali. Iniziando con la riunione della FED il 18 settembre sulla quale il mercato, ad oggi, è molto incerto sull’entità dell’intervento, se 25 punti base o 50, seguita dalla riunione della Bank of England il giorno dopo, per la quale invece il mercato sembra non attendersi alcun cambiamento ed infine la riunione della Bank of Japan, venerdì 20 settembre dove, anche in questo caso, il mercato non sembra attendere cambiamenti.

Importante sarà anche l’uscita dei dati sul livello di inflazione per il mese di agosto in Eurozona e Regno Unito e sarà seguito con attenzione l’intervento del numero uno dell’Eurotower, Christine Lagarde, atteso nella giornata di venerdì, nell’attesa di cogliere eventuali maggiori indicazioni sui futuri passi che la BCE deciderà di compiere in ambito di politica monetaria.

About the author

Marco Piga

Marco Piga

Regional Director, Sales and Dealing Italy

Marco è Regional Director di Corpay Italia. Vanta un’approfondita conoscenza dei mercati finanziari mondiali fondata su più di 15 anni di esperienza nel settore. Oltre a dirigere il team in Italia, gestisce e controlla attivamente le posizioni dei clienti.