Italy: La settimana nei mercati - 05 Agosto 2025
INTRODUZIONE
Ultima settimana di luglio ricca di spunti sul fronte macroeconomico. La settimana appena trascorsa è infatti iniziata con un sentiment positivo sui mercati, dopo l’accordo raggiunto nel weekend precedente tra Stati Uniti e Unione Europea sui dazi. L’accordo prevede dazi del 15% sulle importazioni europee (con alcune eccezioni), investimenti UE per 600 miliardi di dollari negli Stati Uniti e l’acquisto di 750 miliardi di dollari in LNG, petrolio e combustibili nucleari dagli USA.
Il sentiment positivo è proseguito fino alla giornata di giovedì, sostenuto dai dati incoraggianti sull’economia statunitense: un PIL in crescita oltre le attese nel secondo trimestre, dati favorevoli sul mercato del lavoro e la decisione della FED, nella riunione di mercoledì sera, di lasciare invariati i tassi d'interesse. Tuttavia, due membri del FOMC – Chris Waller e Michelle Bowman – hanno votato a favore di un taglio di 25 punti base già a luglio, segnalando timori per un possibile rallentamento dell’economia americana.
In questo contesto, i mercati azionari hanno registrato una crescita, i rendimenti dei Treasury sono calati e il dollaro statunitense si è fortemente apprezzato, passando dall’area 1,1750 fino a scendere temporaneamente leggermente sotto 1,1400 in sole quattro sedute.
A scombussolare i mercati, tuttavia, è stata la pubblicazione dei dati sui Nonfarm Payrolls (NFP) nella giornata di venerdì, risultati di gran lunga inferiori alle attese. La sorpresa negativa ha generato un forte senso di incertezza, aumentando le pressioni su Powell, già oggetto di tensioni con Trump e ora alle prese con crescenti divergenze all’interno del FOMC.
Alla pubblicazione dei NFP, i mercati hanno reagito bruscamente, riposizionandosi immediatamente su un’aspettativa di taglio dei tassi da parte della FED già nella riunione di settembre: i futures prezzano ora con una probabilità dell’80% un taglio di 25 punti base. In questo scenario, i mercati azionari hanno perso terreno e, soprattutto, il cambio EUR/USD ha registrato una violenta inversione, risalendo dall’area 1,1400 fino a sfiorare quota 1,1600 in pochi minuti.
Sembra dunque che Trump possa ottenere più “alleati” sulla linea della politica monetaria, rendendo necessario monitorare con maggiore attenzione le prossime dichiarazioni di Powell e i nuovi dati macroeconomici.
Spostandoci brevemente in Europa, i dati sul PIL mostrano una crescita leggermente superiore alle attese, ma inferiore rispetto al primo trimestre. L’inflazione (preliminare) resta stabile, mentre la disoccupazione si mantiene sui minimi storici.
Nel corso della settimana si sono riunite anche la Bank of Japan e la Bank of Canada, entrambe decidendo di lasciare invariati i tassi di riferimento. La BoJ prosegue con una politica monetaria accomodante, mantenendo i tassi allo 0,5%, ma ha rivisto al rialzo le previsioni sull’inflazione, lasciando aperta la possibilità di un aumento dei tassi entro fine anno. La Bank of Canada, dopo il taglio effettuato a giugno, adotta invece un approccio più cauto, in attesa di nuovi dati sull’inflazione, mantenendo i tassi fermi al 2,75%.
STATI UNITI
FED: invariati per la quinta riunione consecutiva i tassi di riferimento nell’intervallo compreso tra 4,25%-4,50%. 9 membri favoreli 2 contro e 1 astenuto.
PIL negli Stati Uniti in aumento, ma alcuni economisti suggeriscono che la ripresa sia stata influenzata da una riduzione delle importazioni (-30%) e che la domanda interna rimane debole.
Piu alto delle attese il dato dell’inflazione PCE core il quale riflette una possibile continuazione del trend di un effetto negativo a a causa della pressione sui prezzi dovuta a dazi, +2,8% (Q2) vs +2,7% (atteso) vs +2,8% (Q1).
Leggermente in calo la disponibilitá di posti di lavoro (JOLTS), +7.437M (Q2) vs +7.510M (atteso) vs 7.712M (Q1).
Positivo il dato sulla creazione di lavori nel settore privato ADP nel mese di Luglio, +104k (Luglio) vs +77k (atteso) vs -23k (Giugno).
Negativo il dato sui Nonfarm Payroll del mese di Luglio, +73k (Luglio) vs +106k (atteso) vs 14k (Giugno).
EUROPA
PIL nell’eurozona nel secondo trimestre cresce piu delle attese ma in rallentamento rispetto al primo trimestre: (YoY): +1,4 (Q2) vs 1,2% (atteso) vs +1,5% (Q1), (QoQ) : +0,1% (Q2) vs 0% (atteso) vs +0,6% (Q1).
Il tasso di disoccupazione e’ rimasto stabile in Europa al 6,2%, confermandosi ai minimi storici.
I dati preliminari sull’inflazione vedono un inflazione stabile al 2% e 2.3% per la componente core.
CONCLUSIONI
In un contesto dove ogni dato ha il potere di ribaltare le aspettative e dove le certezze si sgretolano al primo dato fuori linea, le prossime settimane si preannunciano cruciali per i mercati alimentati da un clima di costante incertezza. Dopo i dati deludenti sui Nonfarm Payroll e le crescenti divergenze interne al FOMC, l’attenzione si concentra ora sui nuovi segnali che potranno arrivare dal fronte macro. Questa settimana, da tenere monitorati i dati sui PMI sia in negli Stati Uniti che in Europa, tuttavia l’evento principale sará la riunione della Bank of England nella giornata di giovedí, dove gli operatori si aspettano un taglio da 25bps per dare uno stimolo all’economia e al mercato del lavoro.
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