Advanced filters
Topic:
Job Role:
Industry:
Content Type:
Topic:
Job Role:
Industry:
Content Type:

Italy: La settimana nei mercati - 7 novembre 2022

CalendarNovember 7, 2022
EmailTwitterLinkedin

La scorsa settimana l’attenzione di analisti e investitori era rivolta alle riunioni della FED e della Bank of England, le cui decisioni e le parole spese in conferenza stampa dai rispettivi banchieri centrali hanno rappresentato il principale market mover.

Entrambe le bance centrali hanno rialzato i tassi di 75 punti base ma, mentre oltroceano il presidente Powel ha mantenuto toni piuttosto aggressivi definendo “prematuro” pensare di sospendere il rialzo del tassi nei prossimi meeting dato che “c’è ancora strada da fare” prima di arrivare al livello dei tassi necessario per riportare l’inflazione al 2%, la BoE si e’ detta preoccupata per una potenziale recessione economica, instillando negli analisti il dubbio che possa ridimensionare gli aumenti dei tassi nelle prossime riunioni.

In controtendenza rispetto alle altre Banche centrali, la Reserve Bank of Australia ha deciso di proseguire il suo percorso di incremento dei tassi in maniera più morbida, rialzando i tassi di soli 25 punti base. Secondo la RBA, l'inflazione dovrebbe raggiungere un picco di circa l'8% entro la fine dell'anno, per poi rallentare fino ad arrivare a poco più del 3% nel 2024. Ciò lascerebbe comunque il tasso di inflazione al di sopra del target della banca centrale, che è compreso tra il 2% e il 3%. La Banca centrale ha rimarcato come sia intenzionata a cercare di manterene sotto controllo l’inflazione, senza pero’ essere disposta a pesare troppo sull’economia. In Brasile, il leader della sinistra Luiz Inacio Lula da Silva ha sconfitto al ballottaggio, con un margine ristretto, il presidente Jair Bolsonaro. Il leader di estrema destra in carica, dopo aver inizialmente contestato il risultato, ha autorizzato la transizione.

Intanto in Cina, si segnalano ulteriori contrazioni delle attivita’ economiche a seguito delle misure di contenimento dei contagi ed al perseguimento di una politica Covid Zero fortemente voluta dal presidente della republica Cinese Xi Jinping che vede ancora una volta il motore economico cinese ingolfato da continue restrizioni e che vedono ben 28 citta’ cinesi interessate da varie forme di lockdown: si segnala infatti che gli Indici PMI del settore manifatturiero e Servizi, usciti rispettivamente in ribasso a 49.2 e 48.4, sono sotto la soglia ritenuta di espansione, ad indicare la difficile situazione cinese.

Degno di nota anche l’intervento di mercoledi del governatore della Banca centrale del Giappone Kuroda, che per la prima volta ha accennato ad un possibile aggiustamento nella politica di controllo della tassi. Il ministro delle finanze Shunichi Suzuki ha affermato che il governo è preoccupato per il lento deprezzamento dello yen che ha raggiunto la soglia di 150 sul dollaro, ai minimi degli ultimi 32 anni. Preoccupazione non solo per la volatilità cui è soggetta la valuta, ma anche perché uno yen troppo debole aumenta il costo della vita attraverso il prezzo di importazione dell'energia, espressa in dollari.

Sul fronte del conflitto russo-ucraino tiene banco la questione del ripristino dei corridoi sul grano da parte di Vladimir Putin dopo aver ricevuto garanzie scritte sulla sicurezza dall'Ucraina. I traffici sul Mar Nero si erano interrotti lo scorso 29 Ottobre, in seguito all'attacco di quattro navi da guerra nel porto di Sebastopoli, in Crimea. La Russia, in un primo momento, aveva attribuito le responsabilita’ del gesto all’Ucraina, per poi estendere le accuse al Regno Unito: secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Interfax, per i Russi l'attacco sarebbe stato orchestrato da specialisti militari britannici, che avrebbero anche diretto e coordinato il sabotaggio ai gasdotti Nord Stream a fine settembre.

La ripartenza dell'accordo scongiura il pericolo di una crisi alimentare nei Paesi poveri e incide subito sul costo del grano. Il prezzo del cereale era risalito di oltre il 5% con il congelamento dell'intesa. Dopo l’annuncio sul ripristino dei corridoi sul frumento, i futures sono scesi del 5,49% a 852,50 dollari. Per la settimana in corso l’attenzione degli investitori sara concentrata sui dati relativi all’inflazione per Europa e USA, in uscita giovedi e venerdi; vediamo di seguito in maggior dettaglio la situazione in Europa, US e UK.

Europa

La crescita economica della zona euro ha subito un rallentamento nel terzo trimestre, in linea con le attese, rimarcando le previsioni su una possibile recessione del blocco valutario nei prossimi trimestri. Eurostat ha stimato che il prodotto interno lordo dei 19 Paesi della zona euro sia aumentato dello 0,2% su base trimestrale e del 2,1% su base annua, come previsto dagli economisti intervistati da Reuters. Di contro la Germania, prima economia europea, ha invertito la tendenza generale e ha registrato una leggera accelerazione della crescita nel terzo trimestre, passando allo 0,3% dallo 0,1% del secondo trimestre, sebbene la sua economia sia ancora in rallentamento in termini annuali.

L’inflazione nell’eurozona è salita al 10,7% in ottobre e si prevede che rimarrà al di sopra del target della Bce del 2% fino al 2024, aumentando il rischio che le imprese e le famiglie inizino a modificare i propri comportamenti, poiché perdono fiducia nella volontà della Bce di farla scendere.

Per quanto riguarda futuri aumenti dei tassi, la presidente della Bce, Christine Lagarde, intervenendo alla conferenza Sustainability and Money ha detto che 'Ogni banca centrale ha il suo mandato e deve perseguirlo. Dobbiamo valutare le decisioni di politica monetaria della Fed e il loro impatto sul contesto globale, ma non siamo uguali e non possiamo procedere allo stesso ritmo'.

Nel perseguire il suo obiettivo, la Bce ha aumentato i tassi di interesse di 200 punti base complessivi nelle ultime tre riunioni e i mercati prevedono una serie di ulteriori mosse che porterebbero il tasso di deposito dell’1,5% vicino al 3% nel 2023. La stessa Lagarde ha affermato “La destinazione è chiara, e non ci siamo ancora arrivati” - senza specificare dove potrebbero terminare i rialzi dei tassi. Ha detto “Avremo ulteriori aumenti dei tassi in futuro”, quello che rimane da capire e’ l’entita’ di tali aumenti. I mercati hanno iniziato a prevedere un rallentamento dei rialzi dei tassi, con la recessione che incombe e i prezzi del gas in ritracciamento dai massimi storici. La prossima riunione della Bce si terrà il 15 dicembre e una serie di nuovi dati sull’economia, oltre alla guidance della Federal Reserve sulla propria politica economica, potrebbero influenzare la decisione più delle statistiche odierne.

USA

I dati positivi inerenti il mercato del lavoro usciti prima dell'intervento della FED sulla decisioni dei tassi di interessi, non lasciavano dubbi rispetto al proseguimento di una politica Hawkish da parte della FED. I dati hanno mostrato che le offerte di lavoro negli Stati Uniti sono aumentate inaspettatamente a settembre, indicando che la domanda di lavoro rimane forte nonostante l’aggressivo aumento dei tassi di interesse da parte della Fed.

Nel meeting del 2 Novembre la FED ha incrementato i tassi di 75 punti base portando i tassi a 3,75% - 4%. Si è trattato del sesto rialzo dei tassi consecutivo, il quarto di fila da 75 punti base, una serie cominciata a marzo cn il primo ritocco di 25 punti base dopo oltre tre anni di tassi fermi. L’obiettivo della banca centrale americana è contrastare l’inflazione, sui massimi da 40 anni, anche a costo di provocare una recessione dell’economia.

A seguito della decisione sull'incremento dei tassi, il dollaro dapprima è sceso, zavorrato dai riferimenti contenuti nel comunicato a rialzi dei tassi di minor entità, per poi rimbalzare quando Jerome Powell ha messo in chiaro che la lotta contro l’inflazione richiederà ulteriori ritocchi del costo del denaro. Usciti nel pomeriggio di venerdì i dati sulle buste paga del settore non agricolo a ottobre, con valori migliori delle attese. Anche il tasso di disoccupazione è stato pubblicato come miglior delle aspettative e in linea coi valori del mese precedente.

UK

Anche la Banca d'Inghilterra ha alzato il tasso di riferimento di 75 punti base, con 7 membri su 9 a votare a favore, portandolo al 3,0%. Si tratta del più alto incremento dei tassi dal 1989, e la BoE ha avvertito che l’economia britannica potrebbe subire una contrazione nel corso del prossimo anno e mezzo, con la crisi energetica che aggrava i problemi interni.

La BoE ha anche aggiornato le sue stime sullo stato di salute dell'economia britannica, confermando un miglioramento delle medesime rispetto a quanto affermato in precedenza. Gli esiti di tali precedenti prospettive si basavano sulle condizioni di mercato di metà ottobre, un periodo di estrema instabilita’ e timori causati dai piani fiscali dell'ex Primo Ministro Liz Truss.

Sebbene i timori di mercato impliciti nelle nuove previsioni si siano in gran parte attenuati, le ultime stime sono influenzate dalla notevole incertezza politica. Il nuovo Primo Ministro Rishi Sunak è pronto a presentare il 17 novembre un nuovo piano fiscale completo per il resto dell’attuale legislatura ed è sotto pressione per trovare il modo di colmare un buco nelle finanze pubbliche stimato da alcuni ad oltre 40 miliardi di sterline. La BoE ha dichiarato che terrà conto dei piani quando il MPC si riunirà a dicembre.

Quanto allo scenario macro, la BoE prevede che l’inflazione toccherà i massimi degli ultimi 40 anni intorno all’11% nel trimestre in corso, ma che la Gran Bretagna è già entrata in una recessione che potrebbe potenzialmente durare due anni, più a lungo della crisi finanziaria del 2008-2009. Infatti, le attese relative al Pil sono di un rallentamento di 0,5% nel terzo trimestre e 0,3% nei tre mesi successivi.

A seguito della riunione della BoE la sterlina si è indebolita perché il mercato ha interpretato il lungo avvertimento della Banca come un segnale che non avrà il coraggio di alzare i tassi in modo così aggressivo come la Federal Reserve d’ora in poi.

Conclusioni

Questa settimana abbiamo visto in ribasso i maggiori indici azionari americani ed in rialzo i rendimenti dei titoli governativi in scia con l’incertezza legata al quadro economico generale che vede le prospettive di crescita economiche globali minate dal perdurare del conflitto Russo Ukraino, da una inflazione ancora alta e persistente e da consumi e domanda globali messi sotto pressione dalle politiche monetarie restrittive delle banche centrali tese ad agire contro l’aumento generale dei prezzi. Rimane alta l’incertezza rispetto a cosa accadrà nelle prossime settimane; investitori e analisti continueranno a monitorare i dati macroeconomici con grande attenzione.

Vediamo di seguito i principali dati in uscita questa settimana:

Author

Marco Piga

Marco Piga

Regional Director, Sales and Dealing Italy

Marco è Regional Director di Corpay Italia. Vanta un’approfondita conoscenza dei mercati finanzari mondiali fondata su più di 15 anni di esperienza nel settore. Oltre a dirigere il team in Italia, gestisce e controlla attivamente le posizioni dei clienti.

EmailTwitterLinkedin