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Italy: La settimana nei mercati - 6 febbraio 2023

CalendarFebruary 6, 2023
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La scorsa settimana è stata caraterizzata dai meeting di FED, BCE e BOE e da numerosi dati macro che hanno generato notevole volatilità sul mercato valutario.

La prima a riunirsi è stata la Fed che mercoledì ha annunciato un aumento dei tassi di 25 punti base. Ora i fed funds sono nella forchetta tra 4,5 e 4,75%, il livello più alto da settembre 2007. La banca centrale ha così rallentato il ritmo della stretta monetaria dopo sei rialzi consecutivi di maggiore entità (quattro consecutivi di 75 punti base tra giugno e novembre e altri due di 50 punti base). L’istituto centrale statunitense ha comunque confermato che “gli aumenti in corso saranno appropriati per raggiungere un orientamento di politica monetaria sufficientemente restrittivo da riportare l’inflazione al 2% in tempo utile”.

Nel corso della conferenza stampa Powell ha aggiunto che non è ancora tempo per una pausa nei rialzi, ma ha anche precisato che saranno decisive le proiezioni economiche di marzo. Dopo le parole del governatore Fed, il dollaro americano ha perso terreno e il dollar index ha toccato il nuovo minimo di nove mesi. Il presidente della Fed Jerome Powell ha ribadito che la banca centrale non intende ridurre i tassi quest’anno, poiché ha bisogno di vedere una disinflazione dei beni seguita da un marcato progresso nel settore dei servizi, che si prevede richiederà più tempo. Sembra però che gli operatori di mercato abbiano ignorato queste indicazioni, dal momento che il dollaro ha continuato a perdere terreno.

Quello che invece il mercato non ha potuto ignorare e ha portato il dollaro a recuperare terreno sono gli straordinari dati sul mercato del lavoro usciti venerdi pomeriggio: NFP sono stati publicati a +517k, contro un aspettativa di +188k e la disoccupazione ancora in discesa, registrando un 3.4% contro attese del 3.6%. Questi dati segnalano come, nonostante la stretta monetaria, il mercato del lavoro statunitense sia in salute e gli analisti reputano possano dare modo alla FED di continuare il percorso di rialzo dei tassi.

Giovedi è stata poi la volta prima della BoE e poi della BCE. La Bank of England ha messo in campo il decimo rialzo dei tassi di interesse, portando il costo del denaro al 4%. Il governatore Bailey ha spiegato che in futuro potrebbe optare per aumenti più moderati di 25 punti base. L’economia del Regno Unito dovrebbe attestarsi in leggera recessione nel primo trimestre del 2023 secondo la BoE, tuttavia questa previsione si contrappone completamente a quella del Fondo monetario internazionale che ha rivisto al ribasso la sua proiezione per la crescita del PIL nel Regno Unito nel primo trimestre 2023 a -0,6%, rendendola la peggiore tra le principali economie del Mondo.

Nel pomeriggio di giovedì si è tenuta anche la riunione della Banca Centrale Europea che ha confermato quanto già anticpato nella sua riunione di Dicembre decretando un ulteriore aumento dei tassi di interesse di 50 punti base, mettendo a segno il quinto rialzo consecutivo. Il Consiglio direttivo dell’Eurotower ha inoltre confermato le modalità di riduzione delle disponibilità di titoli detenuti dall'Eurosistema nell'ambito del programma di acquisto di attività (Paa). Come comunicato a dicembre, il portafoglio APP diminuirà in media di 15 miliardi di euro al mese dall'inizio di marzo fino alla fine di giugno 2023 e il successivo ritmo di riduzione del portafoglio sarà determinato nel tempo. Intervenendo in conferenza stampa la presidente Lagarde ha inoltre fornito un’analisi dell’attuale contesto dell’Eurozona, sottolineando che “l’economia ha frenato marcatamente e che nel breve termine resterà debole”.

Nonostante questo, le evidenze dell’ultimo trimestre del 2022 hanno mostrato un’economia più resiliente del previsto, si sono ridotti i colli di bottiglia dovuti ai ritardi negli approvigionamenti di gas e i rischi sulla crescita sono diventati più bilanciati. In Asia il dato principale della settimana riguardava Il Caixin China General Manufacturing PMI (un indicatore che monitora soprattutto le società di medie dimensioni piuttosto che i colossi statali) che è salito a 49,2 a gennaio 2023 dal minimo di 3 mesi di dicembre di 49,0, sotto il consenso di mercato di 49,5 e ancora in area di contrazione economica (i valori sopra 50 sono tutti in crescita). E’ stato il sesto mese consecutivo di calo della produzione industriale dopo la chiusura con la politica Covid zero che ha scatenato i contagi nel Paese. La produzione è scesa al minimo degli ultimi cinque mesi mentre si è attenuato il calo dei nuovi ordini. Nel frattempo, il sentiment ha raggiunto il massimo dall'aprile 2021.

Approfondiamo la situazione in Europa e Stati Uniti:

Europa

L’inflazione sta diminuendo velocemente, dopo aver raggiunto un massimo record del 10,6% ad ottobre, ma la Banca centrale europea ha già confermato di voler alzare ancora i tassi, temendo che senza una stretta l’inflazione possa rimanere bloccata al di sopra del target del 2%. L’inflazione nel blocco valutario dei 20 Paesi è stata pari all’8,5% il mese scorso, in calo dal 9,2% di dicembre e sotto le aspettative di mercato.

Come anticipato, la Bce ha deciso di alzare i tassi d'interesse di mezzo punto percentuale nel meeting tenutosi a Francoforte lo scorso giovedi, portando cosi il tasso sui rifinanziamenti al 3%, quello sui depositi al 2,50% e quello sui prestiti marginali al 3,25%.

La presidente Lagarde ha dichiarato che “il Consiglio direttivo manterrà la rotta nel continuare ad aumentare i tassi di interesse in misura significativa a un ritmo costante e a mantenerli su livelli sufficientemente restrittivi da assicurare un ritorno tempestivo dell'inflazione al suo obiettivo del 2% nel medio termine”.

I mercati si aspettano che i tassi della Bce raggiungano un picco del 3,5%, il tasso più alto degli ultimi 20 anni, indicando altri 100 punti base di rialzo nei prossimi mesi. I banchieri più “dovish” dal canto loro sostengono che l’economia ha già iniziato a fornire risposte incoraggianti, e che serva del tempo per vedere gli effetti delle misure restrittive approvate negli ultimi mesi.

A gennaio il sentiment economico della zona euro ha raggiunto un massimo di sette mesi grazie a un maggiore ottimismo in tutti i settori, ad eccezione di quello edilizio, mentre le aspettative di inflazione dei consumatori e delle imprese hanno subito un netto calo. Il maggiore ottimismo suggerisce che una prevista flessione economica nei 20 Paesi della zona euro, se dovesse verificarsi, sarà probabilmente contenuta, nonostante la crisi dei prezzi dell’energia e del costo della vita e la guerra in Ucraina.

Stati Uniti

Mercoledì scorso come previsto la Fed ha alzato i tassi di interesse di 25 punti base, rallentando il ritmo della stretta monetaria dopo 5 rialzi consecutivi di maggiore entità. Il presidente Powell ha affermato che c’è ancora del lavoro da fare e che gli aumenti dei tassi saranno appropriati al fine di riportare l’inflazione al 2%. Inoltre, ha aggiunto che non è ancora tempo per una pausa nei rialzi e ha precisato che saranno decisive anche le prossime proiezioni economiche di Marzo. Il calo dell’inflazione è iniziato ma è nelle prime fasi, secondo Powell che ha indicato buoni segnali in tal senso nei prezzi dei beni ma non ancora in quelli dei servizi.

Scendono a sorpresa le nuove richieste di sussidi alla disoccupazione negli USA. Nella settimana del 27 gennaio, i "claims" sono risultati pari a 183 mila unità, in diminuzione di 3.000 unità rispetto al dato della settimana precedente di 186.000. La media delle ultime quattro settimane si è assestata a 191.750 unità, in calo di 6.000 unità rispetto al dato della settimana precedente.

Stupisce anche la disoccupazione che è stata pubblicata venerdi al 3,4%, contro le aspettative del 3,6% cosi’ come sorprendono i dati sui nuovi posti di lavoro creati: non farm payrolls in aumento di 517k contro aspettative di 188k, private payrolls attesi a +190k, cresciuti invece di 443k e manifacturing payrolls aumentati di 19k contro attese di un incrementi di 7k.

La solidità del mercato del lavoro, secondo gli analisti, lascia spazio alla FED per poter proseguire una politica monetaria volta a riportare l’inflazione ai livelli desiderati .

Conclusioni

Il Fondo Monetario Internazionale ha alzato leggermente le sue previsioni di crescita globale per il 2023 grazie a una domanda “sorprendentemente resistente” negli Stati Uniti e in Europa, l’alleggerimento dei costi dell’energia e la riapertura dell’economia cinese dopo che Pechino ha abbandonato le rigide misure contro il Covid-19.

I rischi di recessione sembrano essersi attenuati e le banche centrali stanno facendo progressi nel controllo dell’inflazione, ma è necessario proseguire il lavoro per contenere i prezzi in quanto nuove perturbazioni potrebbero derivare da un’ulteriore escalation della guerra in Ucraina e dalla battaglia della Cina contro il coronavirus.

Di seguito i principali dati in uscita questa settimana:

Author

Marco Piga

Marco Piga

Regional Director, Sales and Dealing Italy

Marco è Regional Director di Corpay Italia. Vanta un’approfondita conoscenza dei mercati finanzari mondiali fondata su più di 15 anni di esperienza nel settore. Oltre a dirigere il team in Italia, gestisce e controlla attivamente le posizioni dei clienti.

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