Italy: La settimana nei mercati - 30 gennaio 2023
L’attenzione questa settimana sarà per le decisioni sui tassi delle banche centrali; mercoledì si riunirà la FED mentre giovedì sarà il turno di BOE e ECB. Al momento il mercato si aspetta un incremento di 25 bs da parte della Federal Reserve e di 50 bs da parte di Banca Centrale Europea e Bank of England. Altro evento atteso per questa settimana saranno i Non Farm Payroll in USA in uscita venerdi, indicazione importante rispetto al mercato del lavoro americano.
La scorsa settimana non ha visto la pubblicazione di dati macro di particolare rilievo in Europa, con eccezione degli indici PMI pubblicati martedi. Nel complesso, i dati si sono rivelati più forti delle attese e sembrano confermare la valutazione della Bce secondo cui la recessione in zona euro sarà piu’ lieve di quanto ci si aspettasse.
Il miglioramento delle prospettive economiche per il Vecchio Continente è in parte riconducibile al calmieramento dei prezzi delle materie prime energetiche; proprio il costo dell’energia rimane un elemento cruciale da tenere monitorato nei prossimi mesi. L'inverno relativamente caldo in Europa, gli elevati livelli di stoccaggio del gas e la capacità delle imprese di ridurre i consumi hanno attenuato la crisi energetica e sostenuto l'euro, ma presto l'Ue dovrà iniziare a prepararsi per il prossimo inverno. Alcuni analisti ritengono che l’euro possa ricevere un'ulteriore spinta nel breve termine, ma che non sarebbe destinata a durare proprio a causa di nuove possibili tensioni sui costi dell’energia.
Per quanto riguarda il dollaro, la scorsa settimana il dato principale pubblicato è il PIL del quarto trimestre 2022; il dato si è attestato ad un livello migliore delle attese, crescendo del 2,9% rispetto al consensus del 2,8%. La crescita economica è rimasta solida alla fine dello scorso anno, il mercato del lavoro in salute ed il rallentamento dell’inflazione hanno fatto aumentare la spesa per consumi che e’ cresciuta a un tasso del 2,1%.
Restando in Nord America, la scorsa settimana si è riunita la Banca centrale Canadese che ha deliberato un aumento del suo tasso di interesse di riferimento di 25bp, arrivando così a 4,5%, il livello più alto degli ultimi 15 anni. Tuttavia i membri del board della BoC hanno segnalato che probabilmente non verranno messi in campo ulteriori rialzi, diventando così la prima grande banca centrale ad anticipare un rallentamento del processo di inasprimento della politica monetaria.
In Asia, giovedi la BoJ ha ribadito ulteriormente la propria posizione lasciando invariata la curva dei rendimenti sui titoli di stato affermando inoltre che “ci vorrà del tempo per raggiungere l'obiettivo di inflazione del 2% in modo sostenibile e stabile”. I mercati cinesi hanno riaperto solo giovedi’ dopo tre giorni di chiusura per il capodanno lunare, festeggiando con forti rialzi, sostenuti dalle aspettative di un forte rimbalzo economico in Cina dopo la fine dell’era lockdown.
Approfondiamo ora la situazione in US e Europa:
Europa
Grande l’attesa per la riunione della BCE del due di febbraio: le attese sono per un rialzo dei tassi di 50 punti base. Nel frattempo stanno emergendo opinioni divergenti su cosa succederà invece a a partire da marzo.
La presidente della Bce, Christine Lagarde, ha detto più volte che e’ essenziale garantire il tempestivo ritorno dell’inflazione al livello obiettivo del 2% e quindi i tassi di interesse devono aumentare in modo significativo e a un ritmo costante per raggiungere livelli sufficientemente restrittivi. Anche il consigliere olandese Klaas Knot, rappresentante dell’ala hawkish del board della BCE, ha rilasciato dichiarazioni simili così come il presindente della Bundesbank Nagel che ha ribadito che il lavoro contro l’inflazione non è ancora finito e bisognerà quindi continuare a inasprire la politica monetaria. Di parere contrario invece il membro del consiglio direttivo della BCE Fabio Panetta che in un’intervista di settimana scorsa ha affermato che i banchieri centrali dovranno basare la loro decisioni sull'incremento dei tassi sull’evoluzione dell’inflazione, dei salari, dei prezzi dell’energia, degli sviluppi della guerra russa in Ucraina e dell’andamento dell’economia globale.
Stati Uniti
Negli Stati Uniti la notizia di rilievo di giovedi’ scorso è stata la crescita oltre le attese del Pil, che nel quarto trimestre dello scorso anno ha raggiunto 2,9% migliore rispetto al 2.8% delle aspettative. La sana crescita del quarto trimestre ha chiuso un anno in cui la produzione economica si è contratta nel primo semestre, spingendo a parlare di una recessione per poi però rimbalzare nella seconda parte nell’anno. L’altalena nel 2022 è stata guidata da grandi oscillazioni nel commercio e nelle scorte, storicamente le componenti più volatili del prodotto interno lordo. Numeri che indicano una sostanziale tenuta dell'economia americana nonostante gli aggressivi aumenti dei tassi d’interesse decisi dalla Fed per cercare di contenere le pressioni inflattive.
Nel frattempo il mercato del lavoro continua a dimostrarsi solido, il dato delle nuove richieste di sussidio alla disoccupazione e’ sceso piu’ delle attese: le richieste sono risultate pari a 186mila unità, in diminuzione rispetto al dato della settimana precedente di 192.000.
Migliora l'attività manifatturiera degli Stati Uniti nel mese di gennaio con un livello di 46,8 punti confermandosi al di sotto della soglia chiave dei 50 punti, che fa da spartiacque tra espansione e contrazione.
Questa settimana, l’attenzione sara’ rivolta mercoledi alla riunione della Federal Reserve e venerdi alla pubblicazione dei dati sul mercato del lavoro.
Conclusioni
Le dinamiche inflazionistiche rimangono al centro dell'attenzione di investitori ed analisti e, sebbene i dati mostrino dei progressi riguardo il contenimento dell’aumento dei prezzi, i rischi di un aumento di domanda di commodity del settore energetico derivante dalla fine delle restrizioni cinesi potrebbe comportare nuove pressioni sui prezzi.
La solidità del mercato del lavoro porta gli analisti a pensare che le politiche restrittive in atto non si siano ancora trasmesse pienamente all'economia reale e le banche centrali abbiano spazio per attuare ulteriori restrizioni monetarie.
L’attenzione sarà puntata mercoledì sulla riunione della FED mentre giovedì sarà il turno di BOE e ECB.
Di seguito i principali dati in uscita questa settimana: