Italy: La settimana nei mercati - 29 Maggio 2023
La scorsa settimana abbiamo visto il dollaro americano continuare a recuperare terreno, spinto dalla dinamica di avversione al rischio legata alle preoccupazioni per l’incerta situazione macroeconomica.
Dal fronte Americano, l’impasse sull’aumento del tetto del debito pubblico Usa ha indotto alcune società di rating a mettere sotto revisione gli Stati Uniti. "Le discussioni sul tetto del debito, l'incapacità delle autorità statunitensi di affrontare in modo significativo le sfide fiscali a medio termine che porteranno a un aumento del deficit di bilancio e a un crescente onere del debito segnalano rischi al ribasso per l'affidabilità creditizia degli Stati Uniti", ha dichiarato Fitch in un comunicato. Il Segretario al Tesoro Janet Yellen ha ribadito che la data entro la quale occorrerà raggiungere un accordo, potrebbe dover essere già il primo giugno. Il presidente Joe Biden e il portavoce della Camera Kevin McCarthy dovrebbero incontrarsi nuovamente oggi per discutere la crisi del limite del debito dopo che non sono riusciti a raggiungere un consenso durante il precedente colloquio.
Spostandoci in Europa, la Germania è entrata ufficialmente in recessione. Se la produzione economica diminuisce per due trimestri consecutivi, gli economisti parlano infatti di recessione tecnica. Il Pil aveva già registrato un valore negativo nell’ultimo trimestre 22, e giovedì scorso è stato pubblicato il dato relativo al primo trimestre 2023, risultato più debole delle aspettative (-0,3% contro -0,1 atteso), a conferma delle difficoltà incontrate dall’economia nei primi tre mesi dell’anno.
A preoccupare i mercati è anche il timore del ritorno del covid19. A questo proposito si segnala che secondo Zhong Nanshan, esperto di malattia respiratorie in Cina ci sarà un ulteriore ondata di casi con picchi di 65 milioni di casi a settimana giugno.
Approfondiamo la situazione in USA, Europa e UK:
Stati Uniti
Dalle minute della FED emergono opinioni divergenti tra i funzionari in merito alle prossime mosse della politica monetaria. Molti membri del Fomc spingono per una pausa nel ciclo restrittivo, mentre altri chiedono di proseguire nei rialzi dei tassi per cercare di frenare l’inflazione. L’inflazione americana rimane elevata ed il mercato del lavoro continua a manifestare segnali di forza e resilienza, con il rischio di persistenti pressioni inflazionistiche al rialzo sui salari. I dati positivi del mercato del lavoro potrebbero giustificare nuove strette sul costo del denaro, anche se gli effetti delle manovre precedenti non si sono ancora pienamente riflessi nell’economia reale e le recenti turbolenze nel settore bancario a stelle e strisce hanno influito negativamente sulla concessione di crediti alle famiglie e alle imprese.
Tuttavia, alla luce di quanto riportato nelle minute e delle recenti dichiarazioni di Powell e altri esponenti, lo scenario più probabile secondo gli analisti è quello di una pausa nel ciclo di inasprimento monetario da parte della Fed nel meeting del 13-14 giugno. Questo consentirebbe di guadagnare tempo, favorendo una trasmissione più completa dei precedenti ritocchi e avere la possibilità di valutare nuovi dati macroeconomici, oltre agli sviluppi nel comparto creditizio. Alcuni esponenti dell’istituto hanno comunque precisato che un’eventuale sosta non significherebbe necessariamente la fine dei rialzi.
Europa
Se dai verbali della Fed, diffusi in settimana, emerge tra i funzionari una preferenza per una pausa nel ciclo di rialzi dei tassi, si evidenzia lo scenario opposto in Europa. Da segnalare le dichiarazioni della presidente della Bce Christine Lagarde che, aprendo le celebrazioni dei 25 anni della Banca centrale, ha dichiarato che "La priorità assoluta e immediata della Bce è riportare tempestivamente l'inflazione al nostro obiettivo di medio termine del 2%. Dobbiamo continuare ad assicurare stabilità nonostante mutamenti geopolitici, trasformazione digitale e minaccia causata dai cambiamenti climatici”.
Lo scenario più probabile è dunque quello che vede almeno altri due rialzi dei tassi da parte della Bce nelle prossime tre riunioni in programma a giugno, luglio e settembre.
Regno Unito
Nel frattempo in UK, l'inflazione torna ad accelerare, attestandosi all’8,7% annuo in aprile. Si tratta di un calo rispetto al 10,1% di marzo, ma ben al di sopra dell’8,2% previsto. Il tasso di inflazione core del Regno Unito, che esclude i generi alimentari e l’energia e fornisce un quadro più accurato delle cause profonde dell’inflazione, è aumentato di un più allarmante 6,8% annuo, molto al di sopra del 6,2% previsto e il livello più alto dal marzo del 1992. L’inflazione core è salita dell’1,3% su base mensile, molto più dello 0,7% previsto. Gli operatori hanno rivisto al rialzo le loro stime sugli aumenti dei tassi da parte della Banca d’Inghilterra e ora considerano un ulteriore aumento di 100 punti base nel 2023, con un picco dei tassi previsto al 5,5%.
Calendario economico: