Italy: La settimana nei mercati - 28 novembre 2022
La scorsa settimana abbiamo assistito a un iniziale recupero del dollaro americano contro le altre divise, per poi vedere il biglietto verde perdere nuovamente terreno dopo la pubblicazione dei verbali dell’ultimo incontro della Federal Reserve.
Gli analisti attribuiscono il rafforzamento del dollaro di inizio settimana al suo ruolo di “divisa rifugio”, che lo ha visto beneficiare dalle preoccupazioni per la nuova impennata di casi Covid 19 in Cina che hanno portato a nuove restrizioni.
In diversi distretti di Pechino infatti, gli studenti si preparano a seguire le lezioni online, dopo l’invito ai residenti di alcune delle aree più colpite a rimanere a casa. Pechino ha chiuso parchi, centri commerciali e musei, mentre altre città cinesi hanno ripreso i test di massa. I nuovi contagi a livello nazionale nella settimana si sono avvicinati al picco giornaliero di aprile.
Il proseguire della settimana ha visto poi un dollaro incerto, con gli investitori in attesa che venissero pubblicati i verbali dell’ultimo meeting Fed, da cui si attendevano indicazioni sulle prospettive di inflazione e sul futuro ritmo di rialzo dei tassi di interesse.
L’atteso resoconto del Fomc dell’1-2 novembre, diffuso nella serata di mercoledì, ha mostrato che la maggior parte dei funzionari ha sostenuto la necessità di moderare il ritmo degli aumenti dei tassi nel corso dei prossimi incontri.
I verbali hanno inoltre mostrato che i membri del comitato operativo della Fed hanno ridimensionato le aspettative di crescita economica a causa dell'inasprimento delle condizioni finanziarie. Lo staff prevede una recessione degli Stati Uniti il prossimo anno con una probabilità definita “piuttosto elevata”. Rimanendo sul fronte americano, il numero di richieste iniziali di sussidio di disoccupazione è salito più del previsto ad un massimo di tre mesi, altro segnale che fa temere che il mercato del lavoro si sta raffreddando in risposta alla serie di forti aumenti dei tassi della Federal Reserve.
Questi dati hanno portato il dollaro americano a indebolirsi, spinto dal timore che gli effetti dell’inasprimento della politica monetaria inizino a pesare sull’economia e possano portare la Federal Reserve a rallentare il percorso di aumento dei tasi d’interesse.
Nel frattempo, l’Unione europea sta lavorando al nono pacchetto di sanzioni contro la Russia in risposta all’attacco di Mosca all’Ucraina e i ministri dell'energia stanno discutendo sulla proposta di un tetto massimo per il prezzo del gas a 275 euro per megawattora (MWh). Tuttavia, la Russia rimane sulla sua posizione di non voler fornire petrolio e gas ai paesi favorevoli a un tetto al prezzo del greggio russo, anche se Mosca prenderà una decisione definitiva una volta analizzati tutti i dati.
I prezzi del greggio sono in ribasso, intorno ai minimi da due mesi, mentre il livello del tetto sul prezzo del petrolio russo proposto dal G7 ha sollevato dubbi su quanto si ridurrà l'offerta. Un incremento più consistente del previsto delle scorte di benzina negli Stati Uniti e l’aumento delle restrizioni contro il Covid-19 in Cina aggiungono pressione ai ribassi dei prezzi del greggio.
Secondo quanto previsto dall’Ocse, l’economia mondiale dovrebbe evitare la recessione il prossimo anno, ma la peggiore crisi energetica dagli anni ’70 provocherà un brusco rallentamento, soprattutto in Europa. L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico si aspetta che la crescita economica mondiale rallenterà dal 3,1% di quest’anno al 2,2% del prossimo anno, prima di accelerare al 2,7% nel 2024, aumentando marginalmente le previsioni per il 2022.
Vediamo nello specifico qual è la situazione in Europa
L’Ocse ha affermato che il rallentamento globale sta colpendo le economie in modo disomogeneo, con l’Europa segnata dall'impatto della guerra Russa in Ucraina, che colpisce l'attività economica e provoca un’impennata dei prezzi dell’energia.
L’organizzazione ha previsto che l’economia della zona euro rallenterà dal 3,3% di crescita di quest’anno allo 0,5% nel 2023, prima di riprendersi ed espandersi dell’1,4% nel 2024. Si tratta di un aspettativa leggermente migliore rispetto all’ultimo outlook dell’Ocse di settembre, in cui si stimava una crescita del 3,1% per quest’anno e dello 0,3% nel 2023.
La flessione dell’attività delle imprese della zona euro si è leggermente attenuata a novembre, ma la domanda complessiva ha continuato a diminuire. Ci sono sempre più segnali che indicano che la zona euro sta entrando in recessione e in un sondaggio Reuters di giovedi’ gli economisti hanno stimato una probabilità del 78% di una recessione entro un anno, prevedendo un calo del Pil dello 0,4% per questo trimestre e per il prossimo. L’indice Pmi flash composito di S&P Global, considerato un buon indicatore della salute economica complessiva della zona euro, è salito a 47,8 da 47,3 in ottobre, contro le attese di un calo a 47,0 previste da un sondaggio Reuters. Tuttavia, novembre è il quinto mese in cui l’indice è rimasto sotto la soglia di 50, livello che separa la crescita dalla contrazione.
Intanto, secondo il membro del consiglio direttivo Bce Francois Villeroy de Galhau, l’inflazione dovrebbe raggiungere il suo picco in Europa entro la prima metà del prossimo anno. L’inflazione nella regione si è impennata a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia innescato dall’invasione russa dell’Ucraina e dall’interruzione delle catene di approvvigionamento, raggiungendo il 10,6% il mese scorso – più di cinque volte l’obiettivo Bce del 2,0%.
Ala luce di questi dati, gli analisti si aspettano che la BCE, al prossimo meeting del 16 dicembre, aumenterà ancora il costo del denaro. Secondo le previsioni degli economisti sentiti in un sondaggio da Reuters tra il 15 e il 21 novembre, l’aumento piu’ probabile è di 50 punti base: se lo aspettano 45 intervistati su 62; 14 invece prevedono un +75, come avvenuto nelle due precedenti riunioni Bce. Solo tre ritengono che la nuova stretta registrerà un più modesto +25. Dalla pubblicazione delle minute della BCE, ciò che è emerso è che i membri della Banca centrale europea temono un radicamento dell’inflazione e quindi gli analisti si aspettano ulteriori aumenti dei tassi.
Conclusioni
I movimenti di EURUSD visti nelle ultime settimane lasciano gli analisti incerti su quella che potrebbe essere la dinamica del cross valutario nei prossimi mesi. Da un parte, i dati sul mercato americano iniziano a far temere che gli aumenti aggressivi dei tassi d’interesse ai quali abbiamo assistito negli ultimi mesi stiano avendo un impatto sull’economia e fanno quindi presagire che si possa assistere a un rallentamento nel percorso di aumento da parte della FED; dall’altra parte per quanto riguarda l’Eurozona preoccupano gli impatti sull’economia del conflitto Russo Ucraino e ci si chiede quali saranno gli effetti della stretta monetaria alla quale stiamo assistento su un’economia gia’ in difficoltà. Gli analisti rimangono quindi divisi e vediamo una forbice di previsioni estremamente ampia, senza un consenso definito su quella che sara’ la direzione che il cross valutario prendera’ nel medio termine.
Vediamo ora quali sono i dati principali in uscita questa settimana: