Italy: La settimana nei mercati - 27 Maggio 2025
INTRODUZIONE
Settimana dominata da un leggero ritorno dell’avversione al rischio sui principali mercati. A scatenare l’incertezza è stato il declassamento del rating sovrano USA da parte di Moody’s, da AAA ad Aa1, per la prima volta in oltre 25 anni. Il downgrade, giustificato dal deficit e dall’aumento della spesa per interessi, ha innescato un “sell-off” dei Treasury a lunga scadenza e una deprezzamento generalizzato del dollaro, con EUR/USD tornato sopra quota 1,13.
La situazione è stata ulteriormente aggravata dall’approvazione alla Camera del disegno di legge fiscale promosso da Trump, che potrebbe espandere il deficit statunitense fino a 3.000 miliardi di dollari in dieci anni. L’equilibrio tra stimolo fiscale aggressivo e tensioni inflazionistiche alimenta ora i timori di stagflazione, con JP Morgan che avverte di un possibile scenario “inflazione fuori controllo + economia debole”.
Nel frattempo, dall’Europa arrivano segnali di debolezza. I dati PMI tornano sotto quota 50 per la prima volta nel 2025, indicando una contrazione dell’attività sia nei servizi che nel manifatturiero mentre dai verbali della BCE parrebbero esserci indicazioni di possibili divisioni tra i membri del comitato. Infatti alcuni dei membri avevano proposto un taglio da 50bps già ad aprile. L’inflazione resta sopra il target (core al 2,7%), tuttavia da notare che la domanda interna è in rallentamento. Ad accompagnare la debolezza economica si aggiungono le minacce di Trump di fissare i dazi all’Europa al 50%. Inizialmente destinate ad entrare in vigore dal primo di Giugno, non verranno adottate fino al 9 di Luglio; si rimane quindi in attesa di ulteriori sviluppi.
In APAC, da segnalare le mosse delle banche centrali: la PBoC ha abbassato i tassi di riferimento ai nuovi minimi, ampliando lo stimolo per contrastare l’impatto della guerra commerciale. Anche la Reserve Bank of Australia ha tagliato i tassi di 25bps portandoli al 3,85%, in risposta a un’inflazione che è invece rientrata nel target 2/3%.
Nel Regno Unito invece sorprende al rialzo l’inflazione: l’indice generale è salito al 3,5%, mentre la componente servizi ha toccato il 5,4%, ben sopra le attese. Questo ha portato al ribasso le aspettative degli analisti sui futuri tagli della BoE: da tre a uno solo entro fine anno. Gli ultimi accordi UK-UE, giudicati politicamente rilevanti ma economicamente deboli, non hanno avuto impatto significativo sulla sterlina.
STATI UNITI
Moody’s ha declassato il debito USA da AAA a Aa1, evidenziando rischi fiscali strutturali e pressioni inflazionistiche future.
Il nuovo disegno fiscale approvato alla Camera potrebbe generare un deficit aggiuntivo da 2.500 a 3.000 miliardi $ in 10 anni.
PMI manifatturiero e servizi sopra le attese a 52,3 entrambi (vs 49,9 e 51).
Sussidi settimanali di disoccupazione stabili a 227.000.
Christopher Waller (Fed) ha aperto a possibili tagli solo nella seconda metà dell’anno, e solo se i dazi si stabilizzeranno.
Cresce il dibattito su uno scenario stagflazionistico: Trump spinge per tagli, ma la Fed resta cauta per non perdere credibilità.
EUROPA
PMI maggio in calo sotto la soglia 50: settore manifatturiero 49,4, servizi: 48,9 e composito: 49,5 → primo segnale di contrazione nel 2025.
Inflazione in linea con le attese: headline: 2,2%, Core: 2,7%.
Verbali BCE: alcuni membri erano favorevoli a un taglio da 50 bps già ad aprile.
IFO tedesco migliora a 87,5 (da 86,9).
Previsioni CE: crescita Eurozona 2025 tagliata allo 0,9% (da 1,3%), con focus sui danni da dazi USA e instabilità globale.
Il mercato ora prezza due tagli BCE entro fine anno, con la prima mossa attesa per giugno.
CONCLUSIONI
Il downgrade del debito statunitense e l’espansione fiscale promossa da Trump hanno cambiato il tono dei mercati globali. L’effetto è un mix pericoloso di rischi inflattivi, declassamento del debito pubblico e pressione sul dollaro. La Fed resta cauta, ma sempre più sotto pressione, in un contesto in cui il margine di manovra si ristringe sempre di più e i segnali di stagflazione iniziano a materializzarsi.
L’Europa si confronta con una domanda debole e una BCE che parrebbe divisa sull’entitá dei tagli, mentre il Regno Unito vede riaffiorare tensioni inflazionistiche che complicano l’agenda di allentamento della BoE. Dall’altra parte del mondo, la Cina e l’Australia prendono l’iniziativa per stimolare l’economia con dei tagli ai tassi di riferimento. Questa settimana saranno da monitorare soprattutto i dati provenienti dagli Stati Uniti in quanto verranno pubblicati i dati sulla fiducia dei consumatori, i verbali della FOMC, dati sul PIL e sull’inflazione negli Stati Uniti. Lato banche centrali, si riunisce la banca centrale della Nuova Zelanda per decisere sui tassi di interesse.
Calendario Economico:
