Italy: La settimana nei mercati - 26 Settembre 2022
Le protagoniste della scorsa settimana sono state le banche centrali: abbiamo assistito al quinto consecutivo incremento dei tassi da parte della FED che ha portato il costo del denaro a 3.25%, un inasprimento della politica monetaria della Bank of England di 50 basis point, un aumento di 75 punti base per la Swiss national Bank, 100 per la Riksbank Svedese, 50 per la Banca centrale Norvegese.
Nel frattempo, la Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI), organismo-ombrello delle banche centrali mondiali, con sede in Svizzera, ha esortato le principali economie a procedere con forti aumenti dei tassi d’interesse nonostante la crescente minaccia di recessione e la volatilità dei mercati valutari. “Sappiamo che il sentiero è piuttosto stretto”, osserva Claudio Borio, capo del dipartimento economico monetario del BRI., “è chiaro che se prima c’era il rischio di una recessione, il rischio è aumentato ora”, ma “l’anticipazione (dei rialzi dei tassi) tenderà a ridurre la “probabilità di un hard lending”.
Con l’incremento dei tassi di interesse anche in territorio svizzero, si è concluso questa settimana l’esperimento decennale dell’Europa con i tassi d’interesse negativi.
A rimanere l’unica banca centrale tra le major ad avere tassi negativi è la Banca Centrale Giapponese, che mantiene invece una politica ultra accomodante confermando tassi a -0.10%. La BOJ ha poi sorpreso il mercato intervenendo, per la prima volta dal 1998, per supportare lo yen, comunicando che hanno deciso di intervenire perché’ il governo è preoccupato per gli eccesivi movimenti del mercato FX.
Nel grafico di seguito vediamo I cambiamenti dei tassi di interesse da parte delle banche centrali a partire da inizio anno:
La settimana ha visto inoltre un ulteriore inasprimento delle tensioni internazionali: al centro dell’attenzione questa volta è la Cina che si dice “pronta a invocare la sua legge anti secessione e a usare la forza per raggiungere la riunificazione di Taiwan" riportano le parole del ministro degli Esteri di Pechino nel corso di un incontro a New York con l'ex segretario di Stato americano Henry Kissinger.
Dal fronte del conflitto bellico Russia-Ucraina, il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato una parziale mobilitazione delle truppe russe di riserva, scatenando un’ondata di proteste in tutto il paese.
La scorsa settimana le Nazioni Unite hanno dichiarato illegale il referendum nelle quattro regioni Ucraine occupate (Donetsk, Luhansk, Kherson, Zaporizhzhia) per essere annesse alla Russia. Da Mosca pero’ rimarcano che se i referendum per i quali si votera’ dal 23 al 27 settembre, risulteranno in un voto per l’annessione, tale richiesta verra’ soddisfatta.
Il vice presidente del consiglio di sicurezza Dmitry Medvedev ha dichiarato che le annessioni saranno ‘’irreversibili’’ affermato che “la Russia ha scelto il suo cammino e non torna indietro” lanciando l’avvertimento di essere pronti ad usare il nucleare per difendere i territori annessi.
Continuano ad aumentare i timori per il conflitto, e sembra sempre piu’ imminente il rischio in Europa di razionamenti di energia elettrica e potenziali blackout durante l’inverno, dopo che la Russia ha bruscamente chiuso i rubinetti del principale gasdotto di gas naturale della regione.
In Italia, ci sono state ieri le elezioni politiche in cui si e’ votato per Camera e Senato, a seguito dello scioglimento anticipato delle Camere decretato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 21 luglio, provocato dalla crisi del governo Draghi. L’affluenza alle urne è stata di meno del 64%: dato piu’ basso mai registrato per le politiche.
Vittoria del centrodestra e in particolare di Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia, la cui coalizioni con Lega e Forza Italia si attesta attorno al 44% mentre il centrosinistra non arriva al 27% e Movimento 5 Stelle ottiene il 15%.
Il presidente Mattarella dovrà ora consultarsi con i leader dei partiti per poi dar mandato di formare il governo – verosimilmente a Giorgia Meloni. Il nuovo parlamento avrà la prima seduta il 13 ottobre.
Approfondiamo adesso cosa è successo in USA e UK.
Stati Uniti
L’evento centrale della settimana è stato la riunione del FOMC e la successiva conferenza stampa di Powel. I tassi sono stati aumentati di 75 punti base, in linea con le attese, portando il livello dei Fed Funds al 3-3,25%.
In merito alla forward guidance, per il 2023 la Fed ha di fatto escluso qualsiasi taglio dei tassi, anzi ha ipotizzato un ulteriore mini aumento che porterò i Fed Funds al 4.50-4,75% rispetto al livello di 3.75-4% comunicato a giugno.
Per quanto riguarda il PIL, le proiezioni macroeconomiche, puntano ad una crescita dello 0,2% quest’anno, dell’1,2% nel 2023. L’inflazione dovrebbe passare dal 5,4% di quest’anno, al 2,8% nel 2023, al 2,3% nel 2024 per tornare poi all’obiettivo del 2% solo nel 2025.
Powell ha inoltre sottolineato che la forza del mercato del lavoro, malgrado qualche «modesto» segnale di raffreddamento su salari e occupazione, sta ponendo una sfida importante al doppio mandato della banca centrale che ha spostato nel lungo periodo il raggiungimento dell'obiettivo della massima occupazione per concentrarsi al momento soltanto sulla lotta all’inflazione. In merito all’impatto che la politica restrittiva potrebbe avere in chiave di una possibile recessione, Powell ha affermato: “vorrei che ci fosse un modo indolore per fare tutto questo ma non c’è. Ritardare o fallire nel compito di riportare in basso dell’inflazione, ha però aggiunto, potrebbe essere ancora più doloroso”.
Regno Unito
Giovedì è stato il turno del Regno Unito: la BoE ha alzato il proprio tasso di interesse di riferimento dal 1,75% al 2.25 % e ha detto che continuerà a “rispondere con forza, se necessario” all’inflazione, nonostante l’economia sia entrata in recessione. “Se le prospettive dovessero suggerire pressioni inflazionistiche più persistenti, anche a causa di una domanda più forte, il Comitato risponderà con forza, se necessario”, ha detto la BoE, esprimendosi in modo simile alle intenzioni di politica monetaria comunicate nei mesi precedenti.
Venerdì il nuovo governo guidato da Liz Truss ha annunciato il più grande taglio alla tassazione dal 1972, che dovrebbe costare, nei prossimi 5 anni, 161 miliardi di sterline. In seguito all’annuncio il valore della Sterlina Inglese è crollato.
La BoE aveva avvertito che l'impatto delle misure di sostegno del governo rischia di aumentare la pressione inflazionistiche. Alcuni analisti ipotizzano che la BoE si trovi a dover intervenire sui tassi già questa settimana per riguadagnare credibilità, mentre altri si aspettano un rialzo di un punto percentuale nella prossima riunione della Banca Centrale.
Conclusioni
Il momento contingente di mercato è molto delicato: al difficile ruolo della banche centrali nel gestire livelli di inflazione quasi a doppia cifra, si somma la preoccupazione per il tesissimo contesto geopolitico internazionale.
Il Dollaro Americano continua a mostrare la sua forza e a guadagnare terreno rispetto alle altre major, non solo come esito della più solida ripresa economica statunitense, ma anche spinto da dinamiche di ‘risk off’ che tendono a farlo prediligere in quanto ‘divisa rifugio'.
Il dollar index, che misura il valore del Dollaro Americano rispetto a un paniere composto dalle valute dei principali partner commerciali, ha raggiunto questa settimana un nuovo livello record, registrando un aumento di più del 2.5%. Dall’inizio dell’anno il rafforzamento e’ stato quasi del 15%.
Cruciale sarà tenere monitorati I dati che misurano la crescita economica dei singoli paesi, gli interventi delle banche centrali, nonché le evoluzioni della situazione geopolitica per capire quali saranno le evoluzioni nel mercato dei cambi.
Vediamo quali sono I principali dati in uscita la prossima settimana: