Italy: La settimana nei mercati - 23 gennaio 2023
La scorsa settimana ha visto eurodollaro oscillare in area 1.08, un lieve apprrezzamento della sterlina che ha spinto EURGBP a ripiegare appena sotto 0.88 e ampi i movimenti dello yen che contro euro ha registrato minimi sotto 138 e massimi oltre 141.50.
In Europa si attendeva la pubblicazione dei verbali dell’ultima riunione di dicembre della BCE, dai quali emerge che numerosi membri del board sono preoccupati dai rischi di peggioramento dell’inflazione in Eurozona. Diversi componenti del board direttivo dell’Eurotower avrebbero optato per un rialzo di 75 punti base dei tassi di interesse nella riunione dello scorso 15 Dicembre, nonostante alla fine la maggioranza abbia deciso per un incremento più cauto di 50 punti.
A scaldare ulteriormente gli animi è intervenuta giovedì mattina da Davos, dove si sta tenendo il tradizionale meeting di inizio anno del World Economic Forum, la presidente Christine Lagarde che ha ribadito ulteriormente la necessità di mantenere la rotta sui rialzi dei tassi di interesse “fino a quando l’inflazione non entrerà in un territorio prossimo al 2%”.
Per quanto riguarda il dollaro i dati deludenti di questa settimana hanno alimentato i timori di una recessione ormai prossima, con gli investitori che continuano a valutare le prospettive della politica monetaria. Nello specifico i dati hanno riguardato le vendite al dettaglio che sono diminuite più del previsto a dicembre e i prezzi alla produzione che sono calati ai minimi dall'Aprile 2020, alimentando le preoccupazioni per un potenziale rallentamento dell’economia a stelle e strisce.
In Asia protagonista assoluta della settimana è stata la Bank of Japan riunitasi mercoledì, che contrariamente alle attese del mercato, ha mantenuto invariate le principali misure di politica monetaria ultra-espansiva. La decisione, infatti, ha preso alla sprovvista il mercato, che si attendeva un cambio di marcia dell’istituto guidato da Haruhiko Kuroda, dopo che il tasso di inflazione core annuale nel paese è balzato al 4% a dicembre, un nuovo massimo degli ultimi 41 anni. Del resto, nell’ultimo meeting a Dicembre, la BoJ aveva apportato i primi cambiamenti, ampliando dello 0,25% la forchetta di oscillazione dei titoli decennali giapponesi. Questa volta invece non ha effettuato modifiche, mantenendo anche i tassi di interesse al -0,1% per sostenere la ripresa della crescita economica in Giappone.
Martedì sono stati resi noti anche i dati sull’andamento dell’economia cinese. Dall’Ufficio Nazionale di Statistica di Pechino sono emersi numeri che descrivono un Paese in grande difficoltà in seguito alla politica zero covid adottata dal Governo. Nel dettaglio, l’economia cinese ha chiuso il 2022 con un tasso di crescita del PIL attorno al 3%, sui minimi dagli anni ’70.
Preoccupa anche il calo demografico con la popolazione cinese che ha iniziato a calare nel 2022 per la prima volta negli ultimi 60 anni. La seconda maggiore economia al mondo contava 1,41 miliardi di persone alla fine dello scorso anno, 850.000 in meno rispetto alla fine del 2021.
Ricordiamo infine che questa settimana in Cina tutti i mercati saranno chiusi per via delle festività del Capodanno lunare. Approfondiamo ora cosa è successo in USA, Europa e UK:
Stati Uniti
La settimana ha visto il rilascio di importanti dati macroeconomici relativi ai consumi che si sono rivelati ancora più deboli delle attese: vendite al dettaglio sono uscite a -1.1% rispetto alle aspettative di -0.8%, i prezzi alla produzione alla produzione hanno registrato un -0.5% contro un consenso di -0.1% e la produzione industriale ha marcato -0,7%,uno dei dati più bassi da maggio 2020. I dati sembrano indicare che gli effetti della politica monetaria restrittiva della FED si stanno trasferendo all’economia reale.
Tuttavia, rileviamo un mercato del lavoro statunitense ancora forte: occupazione elevata, record di posizioni aperte, salari in crescita e rischieste di sussidi alla disoccupazione ancora in decelerazione. Gli analisti si attendono che fin tanto il mercato del lavoro apparirà solido la Fed avrà spazio di manovra sui tassi.
Da segnalare le dichiarazioni di Mester e Bullard (FED) che si sono espressi a favore di rialzi dei tassi più ampi di quanto possa attualemente scontare il mercato. A questo proposito segnaliamo che per la prossima riunione del 1 febbraio gli analisti danno una probabilità del 97% per una aumento del costo del denaro di ulteriori 25 punti base.
Europa
La settimana si è aperta martedi con l’indice Zew, che misura le aspettative degli analisti sullo sviluppo dell’economia in Germania, uscito sopra le aspettative del mercato ad indicare un rinnovato sentiment favorevole per l’economia europea. L’inflazione annua Europea è stata confermata al 9,2%, in linea con le aspettative di mercato.
La settimana ha visto il presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde durante il World Economic Forum avvertire che ci saranno ulteriori aumenti dei tassi e che “Manterremo la rotta fino a riportare l'inflazione al 2% in modo tempestivo". Parlando della crescita 2023 il numero uno della banca centrale ha anche affermato che le proiezioni di crescita sono state stimate a 0.5% spendedo ottime parole in merito al mercato del lavoro: “Il mercato del lavoro in Europa non è mai stato così vivace come adesso. Il numero di disoccupazione è al minimo rispetto a quello che abbiamo avuto negli ultimi 20 anni”.
Regno Unito
La settimana è iniziata con il discorso del governatore della BoE Bailey, i cui commenti richiamano quelli che aveva espresso alla fine dello scorso anno ma ha aggiunto: " l’inflazione è destinata a diminuire sensibilmente quest’anno grazie al calo dei prezzi dell’energia, ma la carenza di lavoratori rappresenta un “rischio importante”. Dunque la BoE dovrebbe aumentare i tassi di interesse per la decima volta consecutiva all’inizio del mese prossimo e la domanda principale per gli investitori è l’entità dell’aumento, dato che la banca centrale cerca di bilanciare il rischio di recessione e la necessità di combattere l’inflazione. Bailey ha inoltre detto che la BoE non ha posto un obiettivo sul picco dei tassi di interesse, ma ha rimarcato che i mercati ora si aspettano che i tassi non salgano oltre il 4,5%, un livello più basso rispetto a prima.
Positivi i dati sul mercato del lavoro, che hanno mostrato una nuova accelerazione del ritmo della crescita dei salari in Gran Bretagna, e una diminuizione della richiesta di sussidi di disoccupazione. Tali dati, migliori delle aspettative, hanno dato slancio alla sterlina che ha recuperato terreno contro il biglietto verde; il peggioramento del dato sulle vendite al dettaglio, sia rispetto alle aspettative che rispetto al dato precedente, ne ha poi contenuto lo slancio.
Altro dato positivo riguarda il calo del livello di inflazione, da 10,7% a 10,5% per il mese di dicembre. Il calo del tasso d’inflazione principale dal 10,7% di novembre è in linea con le previsioni degli economisti in un sondaggio Reuters e allontana ulteriormente il Cpi dai massimi di 41 anni toccato in ottobre, all’11,1%. I mercati finanziari si aspettano che la BoE aumenti il tasso di interesse principale al 4% dal 3,5% il 2 febbraio, quando pubblicherà anche un aggiornamento trimestrale delle previsioni di crescita e inflazione.
Conclusioni
L’attenzione di investitori e analisti è rivolta alle aspettative delle future mosse delle banche centrale volte a intraprendere azioni per calmierare l’aumento dei prezzi, in un contesto in cui l’inflazione anche se in calo è ancora alta e le prospettive di crescita sono incerte.
Avremo la prossima settimana le riunioni di BOE, ECB e FED e il mercato si aspetta che tutte e tre rialzino i tassi. Sarà cruciale capire quale strategia verrà adottata da ognuna delle banche centrali e quale sarà l’entita dei rialzi dei tassi.
Vediamo ora i principali dati in uscita questa settimana: