Advanced filters
Topic:
Job Role:
Industry:
Content Type:
Topic:
Job Role:
Industry:
Content Type:

Italy: La settimana nei mercati - 16 gennaio 2023

CalendarJanuary 16, 2023
EmailTwitterLinkedin

Il 2023 è iniziato con forte volatilità sul mercato valutario: concentrandoci sul cross EURUSD abbiamo visto minimi sotto quota 1.05 il primo venerdì dell’anno per poi sfiorare quota 1.0870 la settimana successiva.

L’attenzione di investitori ed analisti rimane sempre rivolta all’inflazione e alle aspettative delle future mosse delle banche centrale. La settimana è stata caratterizzata da ampia volatilità innescata nella giornata di giovedì dal rilascio dei dati sull’inflazione negli Stati Uniti e al rilascio dell’indagine della BCE presso i consumantori che mostra un arresto dell’inflazione percepita ed un miglioramento sulle aspettative di crescita europea.

Per quanto riguarda il Regno Unito, la scorsa settimana ha stupito al rialzo il dato in uscita sul prodotto interno lordo e gli analisti si aspettano che la recessione prevista possa non concretizzarsi fino alla fine del 2023. Queste considerazioni portano gli operatori di mercato a pensare che la Bank of England potrebbe implementare una politica monetaria più restrittiva del previsto.

Intanto sui mercati asiatici sembra tornato l’ottimismo dopo che a partire dallo scorso lunedì 9 Gennaio la Cina ha dato il via alla riapertura delle frontiere. La Cina sta riducendo le restrizioni anti-Covid e incrementando il sostegno al settore immobiliare, il che dovrebbe dare impulso agli utili delle aziende nel 2023.

Spostandoci in Giappone, a Dicembre l’indice dei prezzi al consumo core di Tokyo è aumentato del 4%, superando le aspettative di una crescita annuale del 3,8% e la lettura del mese scorso del 3,6 raggiungendo il livello più alto dalla metà del 1982. L’inflazione nella capitale del Giappone funge solitamente da indicatore per l’inflazione generale del paese, e l’ultimo dato mostra che le pressioni sui prezzi sono ben lontane dal rientrare nell’obiettivo annuale del 2% fissato dalla Banca del Giappone.

Gli operatori di mercato sembrano quindi sempre più convinti che la Banca del Giappone alzerà nuovamente il limite di controllo della curva dei rendimenti entro giugno e la valuta giapponese sta recuperando terreno sulla base di queste aspettative dopo che lo scorso anno lo yen era sceso a minimi storici contro le principali divise in seguito all’ampiamento dei differenziali dei tassi di interesse. Grande attenzione questa settimana per i dati sull’inflazione in uscita mercoledi e la riunione della BOJ il giorno successivo.

Approfondiamo ora cosa è successo questa settimana in USA e Europa:

Stati Uniti

E’ stata di attesa la seconda settimana dell’anno con un eurodollaro soffocato all’interno di stretti range giornalieri nell’intorno di 1.07 fino alla giornata di giovedì, con l’uscita degli attesissimi dati dell’inflazione americana: all’uscita del dato eurodollaro ha sfiorato massimi quota 1.0870 per poi stabilizzarsi in un intorno di 1.0840. Scende per il sesto mese consecutivo l’inflazione americana che registra il dato più basso dall’ottobre del 2021. Il CPI generale, riferito al mese di dicembre ma su base annua, è infatti sceso, in linea con le aspettative, dal 7,1% del mese precedente al 6.5% mentre il dato mensile si è ridotto dello 0.1%. Il dato core, come da attese, è sceso al 5.7%, con un dato mensile che cresce dello 0.3%. Sembra che l’aggressiva politica monetaria della FED degli ulltimi mesi, tesa a contrastare l’aumento dei prezzi, si stia tasmettendo all’economia reale. Potrebbero quindi diminuire le pressioni sulla FED per contrastare l’inflazione, tuttavia gli analisti reputano che questi segnali non siano ancora sufficienti a garantirne una discesa duratura.

Il calendario macroeconomico ha offerto ancora spunti di riflessione importanti sulle dinamiche del mercato del lavoro che continua a mostrare forti segnali di stabilità: in calo i sussidi alla disoccupazione che escono a 205k. Nel complesso, alcuni analisti credono che i dati CPI accanto ai primi segnali di allentamento dell'inflazione salariale e dei servizi di base stiano allentando la pressione sulla Fed affinché continui ad aumentare i tassi in modo aggressivo e l’indebolimento del dollaro contro le principali valute sembra mostrare che il mercato stia percependo che il tasso d’interesse target non è poi così lontano.

Ad oggi il mercato sconta con l’ 89% di possibilità un aumento dei tassi di 25 punti base nella prossima riunione della FED del 1 febbraio, seguito poi da un ulteriore incremento di 25 punti base nella riunione del 22 marzo, con una probabilità di poco inferiore alla precedente. Gli analisti ipotizzano poi un livello dei tassi invariato a 500 punti base tra marzo e settembre '23, e successivamente due tagli di 25 punti base ciascuno, rispettivamente il 1 novembre ed il 13 dicembre '23, con una probabilità ad oggi di poco superiore al 30%.

Europa

Lunedì scorso è stato rilasciato il dato sul tasso di disoccupazione, uscito per il secondo mese consecutivo al 6.5% in linea con le aspettative ed ai minimi. Gli analisti interpretano questo valore come segnale che nel complesso la dinamica occupazionale rimane stabile, senza accusare particolari scossoni.

La settimana ha visto inoltre una rinnovata forza di euro contro le principali valute (USD, CAD, CHF e GBP) in scia ai risultati del sondaggio sulle aspettative dei consumatori condotto dalla BCE e pubblicate il 12 di gennaio. Sembra che gli operatori di mercato credano che il prolungato aumento dell'inflazione si sia arrestato, con un tasso mediano rimasto al 9,9%; si rileva un calo delle aspettative di inflazione a 12 mesi dal 5,4 al 5,0%.

Sembrerebbe dunque che l'inflazione abbia raggiunto il picco e il focus della Bce si sta lentamente spostando dal fermarne l’ascesa a quanto velocemente riuscirà a riportarla al target del 2%. “Si prevede che i tassi della Bce aumenteranno ulteriormente fino a quando i recenti segnali positivi di attenuazione delle pressioni inflazionistiche non si trasformeranno in una certezza di avvicinamento al target del 2% nel medio termine”, ha detto Stournaras, membro del Consiglio direttivo della Bce, in una lettera indirizzata ai dipendenti della banca centrale greca.

In miglioramento le aspettative di crescita economica che, per il prossimo anno sono aumentate dal -2,6% di ottobre al -2,0%. Con aspettative più elevate per la crescita economica, le aspettative per il tasso di disoccupazione nei prossimi 12 mesi sono scese al 12,4%, rispetto al 12,5% di ottobre. Conclusioni

Sebbene i dati mostrino dei progressi riguardo all’aumento dei prezzi e che le politiche restrittive attuate dalle Banche centrali si stiano effettivamente trasmettendo all’economia reale, banche centrali, investitori e attori di mercato sono in attesa di evidenza concreta e stabile che mostri un sentiero duraturo verso il basso della dinamiche inflative. ll rischio di ulteriori shock esogeni potrebbero alimentare i rischi sulle aspettative sulla crescita globale e dinamiche di Risk off dove il dollaro americano e yen potrebbero tornare protagoniste come valute safe haeven. A questo proposito segnaliamo che la riapertura della Cina e la contestuale ripresa della sua ecomomia potrebbero dare parallelamente un buon impulso all’economia globale ed alimentare al contempo una nuova pressione sui prezzi modificando pertanto le aspettative in un contesto dove l’inflazione è al centro dell’attenzione.

Vediamo ora i dati principali in uscita questa settimana:

Author

Marco Piga

Marco Piga

Regional Director, Sales and Dealing Italy

Marco è Regional Director di Corpay Italia. Vanta un’approfondita conoscenza dei mercati finanzari mondiali fondata su più di 15 anni di esperienza nel settore. Oltre a dirigere il team in Italia, gestisce e controlla attivamente le posizioni dei clienti.

EmailTwitterLinkedin