Italy: La settimana nei mercati - 14 novembre 2022
La settimana che volge al termine è stata caraterizzata dal ritorno sopra la parità dell’eurodollaro. Il dollaro ha perso terreno nella giornata di giovedì dopo la pubblicazione dei dati sull’inflazione negli Stati Uniti. Il Dipartimento del Lavoro Usa ha comunicato che l’inflazione è salita dello 0,4% a livello mensile e del 7,7% su base annuale ad Ottobre, a fronte di un consenso che vedeva il dato allo 0,7% mese su mese ed al 7.9% anno su anno. Inoltre, l'indice dei prezzi al consumo core, osservato speciale della Fed, ha registrato un +0,3% a livello congiunturale, contro un consenso dello 0,5%.
Numerosi operatori ritengono che questi dati possano ridimensionare le preoccupazioni legate a livelli di inflazione troppo alti e suppongono che la Fed possa considerare di rallentare la stretta monetaria in atto.
A favorire ulteriormente i recenti rialzi della valuta comunitaria, il miglioramento del morale degli investitori della zona euro a novembre, salendo per la prima volta in tre mesi e riflettendo la speranza che le temperature miti e il calo dei prezzi dell’energia possano evitare un razionamento del gas quest’inverno.
In Europa, invece, il Regno Unito ha pubblicato gli ultimi dati preliminari PIL, mostrando che l'economia ha subito una contrazione dello 0,6% sul mese di settembre e un calo dello 0,2% nel terzo trimestre. La Banca d'Inghilterra ha avvertito, durante la riunione politica della scorsa settimana, che la Gran Bretagna è già entrata in una recessione che potrebbe potenzialmente durare due anni, più a lungo della crisi finanziaria del 2008-2009.
Intanto sul fronte del conflitto russo-ucraino la notizia del ritiro delle truppe russe dalla città di Kherson, resa nota mercoledì, ha rappresentato una notizia piuttosto sorprendente. Resta da capire se quest’evento possa dare il via ad una svolta importante nell’evoluzione del conflitto o se si tratta solo di una fase transitoria verso nuove offensive russe.
Da notare anche che ad inizio settimana la Cina ha annunciato il più alto numero di nuove infezioni da Covid-19 in sei mesi. I funzionari sanitari hanno quindi detto che si manterranno fedeli alle severe misure di contenimento del coronavirus, deludendo probabilmente le recenti speranze degli investitori di un allentamento.
Approfondiamo insieme la situazione in US e Europa:
Stati Uniti
I prezzi al consumo, dopo aver raggiunto a giugno 2022 il livello più alto dal 1981, a ottobre sono aumentati meno del previsto e l’inflazione ‘core’ sembra aver raggiunto il picco, cosa che consentirebbe alla Federal Reserve di rallentare il ritmo dei rialzi dei tassi di interesse.
L’indice dei prezzi al consumo è aumentato dello 0,4% il mese scorso, lo stesso incremento di settembre, secondo i dati del Dipartimento del Lavoro. Su base annua i prezzi sono cresciuti del 7,7% dopo un rialzo dell'8,2% a settembre. È la prima volta da febbraio che l’aumento annuale dei prezzi al consumo è inferiore all’8%.
Incrementano dunque le prospettive da parte degli investitori di un possibile punto di svolta da parte della FED in merito al ciclo di rialzo dei tassi. Lo stesso Powel la scorsa settimana aveva lasciato intendere che pur continuando il suo percorso di politica monetaria restrittiva, la FED avrebbe potuto considerare dei rialzi dei tassi di minor entità nelle sedute successive.
I dati hanno spinto i trader a modificare le loro previsioni con le scommesse su un rialzo dei tassi di 50 punti base a dicembre che sono salite sopra il 70% dal 45% registrato prima della pubblicazione dei dati.
Per quanto riguarda le elezioni di midterm, per avere un risultato definitivo del voto potrebbero essere necessari giorni mentre i sondaggi danno per favoriti i Repubblicani, almeno alla Camera, il che porterebbe a uno stallo nel Congresso. Per il Senato si prevede invece un testa a testa, decisiva potrà essere la sfida nello stato delle Georgia che si terrà il 6 dicembre.
Europa
Migliora il morale degli investitori della zona euro. L’indice Sentix è salito a -30,9 punti a novembre da -38,3 di ottobre, superando le aspettative degli analisti, che avevano previsto un dato a -35,0. Anche l’indice delle aspettative è rimbalzato da -41,0 a -32,3, il livello più alto da giugno 2022.
Il direttore di Sentix Manfred Huebner ha detto che il rialzo non è “un’inversione di tendenza”, ma che “il miglioramento della situazione e dei valori delle aspettative mostra con quanta sensibilità gli investitori reagiscano nelle loro aspettative economiche ai segnali del mercato energetico”.
Le vendite al dettaglio della zona euro sono aumentate come previsto a livello mensile a settembre e sono calate meno di quanto stimato su base annua, dopo una forte revisione al rialzo per agosto. Eurostat ha stimato che le vendite al dettaglio dei 19 Paesi della zona euro sono aumentate dello 0,4% previsto su base mensile, registrando comunque un calo dello 0,6% su base annua, molto al di sotto dell’1,3% previsto dagli economisti. Le vendite al dettaglio sono considerate un buon indicatore della domanda dei consumatori, che è al centro dell’attenzione a seguito dei timori di una recessione della zona euro nei prossimi mesi.
Conclusioni
Le difficoltà delle catene di approvvigionamento dovute alla guerra in Ucraina da un lato, e alla politica Zero covid della Cina dall'altro, stanno pesando su numerose attività. L’inflazione elevata, insieme all'aumento del costo dei finanziamenti, pesano sulle prospettive di investimento delle imprese. Gli analisti si aspettano quindi che la crescita globale rallenti, passando dal 6% del 2021 a circa il 3% quest'anno, dimezzandosi ulteriormente nel 2023. Si tratterebbe di un rallentamento che interesserebbe sia le economie avanzate sia quelle in via di sviluppo.
La fine dei rialzi dei tassi e la possibilità di ulteriori iniezioni di liquidità potrebbero invertire l'attuale tendenza; per assistere alla fine dell'attuale stretta monetaria tuttavia sara’ necessario attendere un calo piu significativo dell'inflazione.
Riepiloghiamo di seguito i principali dati in uscita questa settimana: