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April 14, 2025Cross-Border
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Italy: La settimana nei mercati - 14 Aprile 2025

INTRODUZIONE

Come da attese a seguito dell’entrata in vigore dei dazi la seconda settimana di aprile si è aperta in un clima di estrema tensione e incertezza, segnata poi dalla pubblicazione delle nuove tariffe commerciali statunitensi che per portata e aggressività sono state definite come le più pesanti dal 1909. L’annuncio ha avuto un impatto immediato sui mercati globali, alimentando i timori di un’escalation della guerra commerciale e di un possibile scenario recessivo, se non addirittura stagflazionistico.

Le tariffe, applicate in modo “reciproco” e successivamente sospese per 90 giorni (esclusa la Cina), non hanno contribuito a rasserenare i mercati, anzi: la parziale sospensione è stata percepita da alcuni più come un segnale di disorganizzazione politica che come un vero passo indietro. Alla sospensione dei dazi è iniziato il walzer dell’asta al rialzo tra Stati Uniti e Cina su dazi reciproci adesso oltre il 100%. L’imprevedibilità dell’amministrazione americana ha quindi aggiunto un ulteriore livello di incertezza, rendendo difficile qualsiasi forma di pianificazione da parte delle imprese. Imprevedibilità rafforzata dalle notizie in uscita rispetto a tariffe ridotte per beni elettronici su cui c’è stato un dietrofront quasi immediato, e che secondo alcuni analisti starebbe indebolendo la figura del dollaro americano come valuta riserva.

La reazione dei mercati è stata violenta: i principali indici azionari hanno registrato un’alta volatilitá. Il forte rally osservato dopo l’annuncio della sospensione è stato di breve durata, dimostrando quanto il sentiment e il posizionamento degli investitori resti fragile.

Sul fronte valutario, l’EUR/USD ha toccato massimi in area 1.1450, lo yen si è rafforzato come bene rifugio portando l’USD/JPY sotto 144, e l’EUR/GBP è salito fino a 0,87. Le dinamiche valutare hanno rispecchiato un contesto dominato dal risk-off, dove la debolezza del dollaro ha coinciso con flussi significativi verso asset percepiti come più sicuri. La guerra commerciale scuote i Treasury USA, con vendite dei titoli di stato statunitensi -che spingono in alto i rendimenti proprio mentre cresce il timore di una recessione e di un'impennata dei prezzi, mettendo sotto pressione l'economia americana. Le speculazioni puntano il dito a Pechino che potrebbe scaricare i titoli di stato statunitensi come presa di posizione contro l’amministrazione americana. Ricordiamo che l’aumento dei rendimenti renderebbe piu’ costoso il rifinanziamento del debito pubblico americano.

Oltre alla politica, non dimentichiamoci che anche i dati macroeconomici hanno contribuito al quadro sempre piu complesso: negli Stati Uniti, un’inflazione in calo (CPI al 2,4%) ha cozzato con il deterioramento della fiducia di consumatori e imprese. In Europa, il crollo dell’indice Sentix e il rallentamento della produzione industriale tedesca e italiana hanno evidenziato vulnerabilità preesistenti che rischiano di essere acuite dalle tariffe. La percezione generale è che l’incertezza politica stia oscurando i fondamentali economici, diventando la principale forza trainante dei mercati. Andando invece in Oceania, la banca centrale neozelandese ha tagliato i tassi di 25bps portandoli allo 3,5%.

STATI UNITI

  • Pausa di 90 giorni (esclusa Cina) sui dazi.

  • Aumento dei dazi al 145% alla Cina che risponde con dazi reciproci al 125%.

  • L’indice CPI di marzo è calato oltre le aspettative al 2,4% dal 2,8% precedente principalmente grazie alla flessione dei prezzi energetici.

  • I verbali del FOMC hanno evidenziato una Fed cauta, preoccupata per l’inflazione core e consapevole dei “compromessi difficili” derivanti dai dazi.

  • Le richieste settimanali di sussidi sono rimaste stabili, segnalando un mercato del lavoro ancora solido.

  • Il sentiment dei consumatori e la fiducia delle imprese sono peggiorati sensibilmente, colpiti dall’incertezza politica.

  • Le aspettative di tagli dei tassi sono aumentate, ma la Fed mantiene un approccio attendista (“wait and see”).

EUROPA

  • Il PIL britannico di febbraio ha battuto le attese, sostenuto dal rimbalzo di servizi e manifattura.

  • Produzione industriale in calo in Germania e Italia.

  • L’indice Sentix di aprile è crollato a -19,5 (da -2,9), secondo peggior dato della storia dopo l’invasione russa dell’Ucraina.

  • Vendite al dettaglio di febbraio in lieve crescita (+0,3% m/m), ma sotto le attese.

  • Inflazione di marzo contenuta, ma dato antecedente agli effetti dei dazi.

  • Forte divergenza nella resilienza economica tra UK e Germania, con il Regno Unito inizialmente più resistente allo shock.

  • L’incertezza delle tariffe USA hanno colpito un’economia europea già fragile, esacerbando criticità nei settori export e manifatturiero.

CONCLUSIONI

La settimana appena trascorsa ha segnato un punto di svolta nei mercati finanziari, evidenziando il potenziale distruttivo della tendenza protezionistica guidata dagli Stati Uniti. L’implementazione delle tariffe, seguita da una sospensione parziale e poco chiara, ha lasciato sul tavolo più interrogativi che certezze amplificando l’incertezza e mettendo a dura prova la fiducia degli investitori.

Tutti gli asset principali hanno mostrato movimenti estremi: il dollaro indebolito e instabile, oro in rally come bene rifugio, petrolio e rame in calo per via dei timori sulla domanda globale, rendimenti dei treasury USA in aumento e azionario. I mercati hanno iniziato a scontare tagli dei tassi più aggressivi da parte della Fed, ma la banca centrale americana ha ribadito la necessità di attendere segnali più chiari, mantenendo un profilo prudente.

I dati macro – dall’inflazione USA alle vendite al dettaglio in Europa – sono stati valutati attraverso la lente distorta dell’incertezza politica, rendendo difficile qualsiasi valutazione oggettiva sulle reali condizioni economiche. Il rischio stagflazione torna prepotentemente nei radar degli operatori.

La prospettiva è ora dominata dal periodo di negoziazione di 90 giorni annunciato da Washington e dalle crescenti tensioni con la Cina: l’esito, soprattutto nei confronti della Cina, sarà cruciale per delineare le traiettorie di mercato nelle prossime settimane. Tuttavia, anche in caso di temporanea de-escalation, il danno reputazionale sul fronte della fiducia e della prevedibilità delle politiche economiche potrebbe lasciare cicatrici profonde.

Gli eventi della settimana hanno probabilmente segnato una rottura strutturale nel modo in cui i mercati valutano la stabilità del commercio globale con l’utilizzo del protezionismo come leva geopolitica accresce i rischi sistemici.

Ovviamente questa settimana proseguirá la danza delle trattative commerciali, ma sul lato macroeconomico da monitorare le riunioni della banca centrale europea e di quella canadese sulla decisione dei tassi, altre ai dati sull’inflazione in Europa e nel Regno Unito.

Calendario Economico: