Italy: La settimana nei mercati - 13 febbraio 2023
Dopo l'attesissima "settimana delle banche centrali", la scorsa settimana è stata la volta della Reserve Bank of Australia, che ha aumentato i tassi di 0,25 bp e della Riksbank che ha alzato il tasso di interesse al 3% registrando un aumento di 50 bp e segnalando un’ulteriore probabile stretta in primavera.
Per quanto riguarda il dollaro i solidi dati sui posti di lavoro di venerdì 3 febbraio hanno dato una spinta al biglietto verde, che si è poi mantenuta per tutta la scorsa settimana.
Martedì è intevenuto dall’Economic Club di Washington il Presidente della Fed Powell tornando proprio sui recenti dati sul mercato del lavoro USA. Il numero uno della Fed ha affermato che “sebbene il processo deflazionistico sia iniziato la strada da percorrere è ancora lunga”. Powell ha inoltre aggiunto che se la forza del mercato del lavoro negli Stati Uniti dovesse persistere, saranno necessari ulteriori aumenti dei tassi e il livello terminale del costo del denaro potrebbe diventare più alto di quanto previsto in precedenza.
Per quanto riguarda il Regno Unito, l’inflazione ha rallentato al 10,5% a dicembre da oltre l'11% precedente e ora la Banca d'Inghilterra si aspetta un ritorno su valori al di sotto del 5% entro fine anno e nei giorni scorsi ha dichiarato che l'aumento dei tassi potrebbe aver raggiunto il suo picco. Il Governatore Andrew Bailey intervenuto al Treasury Committee del Parlamento inglese, ha affermato “sull'inflazione complessiva, abbiamo girato pagina: non solo è scesa ma è ora è al di sotto di quanto pensavamo sarebbe stata a novembre, tuttavia abbiamo bisogno di avere più evidenza del fatto che questo processo abbia un effetto continuativo". Bailey ha espresso preoccupazione sul fatto che un incremento delle retribuzioni nel settore pubblico possa alimentare nuovamente l'inflazione se non compensato da un aumento delle tasse.
Passando in oriente l'agenzia di rating Fitch ha rivisto le sue previsioni per la crescita economica Cinese stimando un espansione al 5% rispetto al +4,1% ipotizzato a dicembre. La revisione al rialzo tiene conto delle exploit dei dati su PMI manifatturiero e di servizi che hanno raggiunto il livello più alto da giugno 2022, dopo che il governo ha abbandonato la politica Covid zero. "Riteniamo che la stabilizzazione della ripresa rimarrà l'obiettivo principale nel breve termine, ma non prevediamo un allentamento aggressivo della politica macro", aggiungono gli esperti di Fitch.
In Giappone martedì prossimo verrà presentato al parlamento il successore di Haruhiko kuroda. Il quotidiano Nikkei scrive che l'esecutivo giapponese dovrebbe nominare come nuovo governatore della banca centrale Kazuo Ueda, accademico e già membro del consiglio di politica monetaria. Le indiscrezioni del quotidiano nipponico hanno determinato subito un deciso rialzo dello yen, che arriva ad apprezzarsi fino a 0,7% nei confronti del dollaro.
Analizziamo più in dettaglio la situazione in Europa e Stati Uniti
Europa
Settimana povera di spunti macro quella appena trascorsa. Rare eccezioni tra cui quella nella giornata di giovedì quando è stato reso noto il dato sull’inflazione preliminare di gennaio in Germania. L’IPC mensile ha fatto registrare una variazione dell’1,0% rispetto al periodo precedente di -0,8% ed alla previsioni di un +0,8%.
L’inflazione su base annuale è passata dal precedente 8,6% all’attuale 8,7% con stime a 8,9%. Da segnalare anche il summit dei capi di Stato e di governo dei 27 Paesi UE che si è tenuto a Bruxelles tra giovedi e venerdi. Sul tavolo la questione energetica, la situazione del conflitto russo – ucraino con particolare focus sul sostegno accordato all’Ucraina sotto il profilo umanitario, finanziario e politico.
United States
I dati macroeconomici sul lavoro americano pubblicati venerdì scorso, hanno indebolito la convinzione degli analisti che la Fed fosse pronta a rallentarte il ritmo di rialzo dei tassi d’interesse. Il presidente della Federal Reserve Jerome Powell nel suo intervento di martedi’ scorso ha detto di aspettarsi un calo significativo dell'inflazione nel 2023 anche se ha aggiunto che ci vorrà il 2024 per tornare a un indice dei prezzi al consumo vicino al 2 per cento. Sul fronte dei tassi, il numero uno della Fed ha aggiunto che l'attuale ritmo dei rialzi è appropriato, specificando che se i dati relativi all'economia USA continueranno a essere più forti del previsto, serviranno dei rialzi dei tassi aggiuntivi oltre il 5%.
Le richieste settimanali dei sussidi di disoccupazione negli USA sono cresciute di 13 mila unità a 196 mila, battendo le attese del consenso degli economisti. Il dato, è in controtendenza rispetto ai report del mercato del lavoro della scorsa settimana che mostravano un mercato ancora solido nonostante la stretta dei tassi della Federal Reserve.
Conclusioni
I dati macroeconomici in uscita sono analizzati attentamente dagli operatori di mercato che cercano spunti per prevedere le mosse di politica monetaria delle banche centrali.
Rimane fondamentale cercare di capire quanto la politica monetaria restrittiva adottata negli ultimi mesi si sia già trasmessa all’economia reale e quanto spazio ci sia per procedere sul sentiero di rialzi dei tassi, finalizzato a contenere i livelli di inflazione record ai quali abbiamo assistito.
Da tenere monitorate anche le tensioni geopolitiche: oltre alla guerra Russa-Ucraina preoccupa la relazione tra Cina e Stati Uniti.
Di seguito i principali dati in uscita questa settimana: