Italy: La settimana nei mercati - 10 luglio 2023
La scorsa settimana il tema centrale su cui si sono concentrati i partecipanti dei mercati è rimasto la politica monetaria di BCE e FED; gli operatori osservano con attenzione i dati in uscita per valutare le future mosse delle banche centrali.
La pubblicazione dei verbali dell’ultimo meeting del FOMC conferma che la Fed potrebbe non aver terminato il suo percorso di inasprimento dei tassi. Dai verbali infatti è emerso che i partecipanti al comitato direttivo della Fed nonostante abbiano optato per lasciare invariati i tassi a giugno per valutare meglio i dati sugli obiettivi di massima occupazione e stabilità dei prezzi, ritengono opportuno mantenere una politica monetaria restrittiva.
Spostandoci in Eurozona, mercoledi sono stati pubblicati gli indici PMI relativi al settore manifatturiero che hanno indicato una forte frenata nell’economia Europea. Non incoraggianti anche i dati relativi al mercato del lavoro. Tra i singoli Paesi va male la Germania, seguita da Italia, Austria, Olanda e Irlanda.
Nel frattempo, la Reserve Bank of Australia lascia invariati i tassi di interesse, sorprendendo il mercato che invece si attendeva un incremento al 4,35%. Per quanto riguarda invece lo scenario di incremento dei tassi da parte della Bank of England, i mercati finanziari scommettono che la BoE alzerà i tassi ai massimi di 25 anni, portandoli sopra il livello del 6,5% all'inizio del 2024. Durante lo scorso intervento, la BoE aveva ancora una volta sottolineato l'importanza di combattere un'inflazione persistente, incrementando i tassi più del previsto.
Sul fronte geopolitico, grande era l’attesa per la visita del segretario del tesoro USA Janet Yellen a Pechino, dopo che negli scorsi giorni le tensioni commerciali tra Cina ed USA si erano acuite per via della decisione di Pechino di limitare le esportazione di prodotti industriali e di materiali contenenti gallio e germanio, due metalli indispensabili per la produzione di semiconduttori. Janet Yellen si è detta soddisfatta dei colloqui “diretti” e “produttivi” avuti che rappresentano un passo avanti per ‘’stabilizzare la relazione, ridurre il rischio di inconprensioni e discutere di aree di cooperazione’’.
Vediamo più in dettaglio la situazione in USA e Europa
Stati Uniti
La scorsa settimana l’attenzione si è concentrata sulla pubblicazione dei verbali dell’ultimo meeting del FOMC dai quali emerge la possibilità concreta di un nuovo rialzo dei tassi d’interesse Usa a fine mese dopo la pausa di giugno. I funzionari affermano che sarebbe opportuno mantenere una posizione restrittiva e prevedono altri due rialzi dei tassi entro la fine dell’anno con l’obiettivo di contrastare l’inflazione ancora lontana dal traguardo del 2%. Nei verbali si legge che l'inflazione core non è diminuita a sufficienza dall'inizio dell'anno e i banchieri credono ancora possibile una recessione "lieve" nel corso del 2023 seguita da una ripresa "moderata" dell’economia. L’impatto di questa politica monetaria sembra però iniziare ad avere un impatto sul mercato del lavoro, con il dato sulle richieste di sussidio di disoccupazione in aumento rispetto alle previsioni e i non farm payrolls che stupiscono al ribasso.
Europa
La settimana appena trascorsa si è aperta con il dato, risultato in peggioramento, sull’attività manifatturiera in Germania dove una minor domanda ha provocato un deciso calo nella produzione.
Dati in calo anche per quanto riguarda il settore dei servizi. Il Chief Economist di Hamburg Commercial Bank, Cyrus de la Rubia, ha confermato come il settore servizi di tutte le principali economie dell’eurozona continuano ad essere in rallentamento con una debole richiesta di nuovi ordini, un minor aumento di prezzi e prospettive future non entusiasmanti che fanno presupporre che anche nei prossimi mesi la crescita si confermerà in rallentamento.
A livello di dati la settimana si è conclusa con quello sulla produzione industriale in Germania che, a maggio, ha fatto registrare un calo dello 0,2% su base mensile contro un +0,3% fatto registrare ad aprile e con il dato sulle vendite al dettaglio in Italia che, su base mensile, ha fatto registrare un 0,7% rispetto al precedente 0,2% ed alle attese di mercato di 0,1% Su base annuale, invece, le vendite sono aumentate del 3%, rispetto al 3,2% dell’ultima rilevazione ed alle stime di mercato che prevedevano un 4,2%.
Conclusioni
Al momento c’è grande incertezza sul percorso di crescita intrapreso da USA e Europa: da una parte c’è il rischio che gli Stati Uniti saranno interessati da una lieve spirale recessiva, dall’altra i dati in Europa mostrano crescita anemica e stagnante. Preoccupano anche le tensioni geopoliche e affiora un sentiment di avversione al rischio con la preoccupazione che ulteriori shock esogeni possano acuire il rallentamento economico. Uno dei pricipali driver del mercato dei cambi per i prossimi mesi saranno i futuri indirizzi di politica monetaria delle bache centrali, che allo stato attuale appaiono orientate a proseguire con i rialzi al fine di contenere la crescita dei prezzi.
Calendario economico: