Italy: La settimana nei mercati - 5 agosto 2024
Settimana ricca di spunti sui mercati finanziari quella appena trascorsa con i meeting di FED, BOE e BOJ e i dati sull’occupazione a Luglio negli USA.
Partiamo proprio dall’analisi dell’ultima riunione della Fed: il board dell’istituto presieduto da Jerome Powell ha deciso di lasciare invariati i tassi d’interesse al 5,25-5,50%, come ampiamente previsto, ma ha spianato la strada a un taglio a settembre. Rispondendo alle domande dei giornalisti in conferenza stampa Powell ha infatti ammesso, per la prima volta, che “una riduzione del tasso di riferimento potrebbe essere sul tavolo già dalla prossima riunione di settembre”.
Decisione interventista invece quella della Bank of England che, dopo la BCE a giugno, da una svolta anche lei al proprio percorso di politica monetaria tagliando i tassi di interesse. Giovedi infatti il Comitato Direttivo ha deciso di ridurre i tassi di 25 punti base, portandoli al 5%. Tuttavia il governatore Bailey si è affrettato a richiamare alla cautela per quanto riguarda le prossime mosse, affermando che “le pressioni inflazionistiche si sono allentate abbastanza da consentirci di abbassare i tassi oggi, tuttavia non siamo certi che in futuro questo processo continuerà”.
Sponstandoci in Giappone, la Bank of Japan a sorpresa ha nuovamente aumentato i tassi di interesse proseguendo così di fatto la via della normalizzazione della politica monetaria ultra espansiva, in attesa di ulteriori segnali di ripresa dai consumi. Al termine della riunione di due giorni il comitato guidato dal governatore Kazuo Ueda ha optato per un rialzo del tasso di interesse di 15 punti base portandolo ad un livello dello 0,25%, un livello che non si vedeva dal 2008. Il rialzo è il secondo dopo quello del 19 marzo scorso quando la banca aveva deciso di porre fine alla politica dei tassi negativi degli ultimi anni. L’istituto centrale nipponico ha inoltre optato per una riduzione regolare degli acquisti di asset nei prossimi due anni, in particolare, sui titoli di stato giapponesi.
Dal fronte geopolitico l’attenzione rimane rivolta al Medio Oriente, con l'assassinio di Ismail Haniyeh a Teheran mercoledì e l'uccisione dell'alto comandante di Hezbollah martedì in un attacco israeliano alla periferia della capitale libanese Beirut che sta portando a un’escalation di tensione tra Istraele e Iran e i suoi alleati. La minaccia di ulteriori recrudescenze in Medio Oriente ha comportato un rialzo del petrolio.
Infine, in Cina prosegue il momento difficile dell’economia con l’indice manifatturiero che a luglio ha segnato la prima battuta d'arresto da nove mesi. L'indice PMI Caixin, un indicatore molto considerato seppur non di emanazione governativa, si è infatti attestato a 49,8 a luglio, in calo rispetto al precedente 51,8 di giugno. Oltre a questa contrazione dell’attività manifatturiera restano sullo sfondo i problemi più importanti legati alla scarsa domanda interna e la mancanza di ottimismo del mercato, che attanagliano imprese e consumatori della seconda economia mondiale.
Vediamo ora nel dettaglio gli eventi negli Stati Uniti ed in Europa.
Stati Uniti
Durante il meeting della Fed di mercoledi, come da attese, il Board ha deciso di non ritoccare l’attuale livello dei tassi. Powel però, nella consueta conferenza stampa, ha di fatto aperto ad un probabile taglio dei tassi nella prossima riunione prevista nei gioni 17-18 settembre, lasciando intendere esplicitamente che se il sentiero di riduzione dell’inflazione e di deterioramento del mercato del lavoro continueranno in estate, la FED non esiterà nel rivedere al ribasso i tassi di interesse.
Da segnalare la pubblicazione giovedi pomeriggio del dato ISM Manifatturiero, che si è attestato su livelli tutt’altro che positivi, 46,80. Purtroppo un valore ben al di sotto delle attese che si aspettavano addirittura un dato in crescita rispetto all’analoga rilevazione del mese di luglio. Questa importante contrazione ha avuto effetti significativi in termini sia di nervosismo dei mercati azionari che soprattutto di forte calo dei rendimenti sui mercati obbligazionari.
Sorprendono in negativo anche i dati sul mercato del lavoro. Cala il salario medio orario, aumenta il tasso di disoccupazione passando da un 4,1% del mese di giugno ad un 4,3% del mese di luglio e diminuisce in modo considerevole il numero di nuovi occupati nel settore non agricolo, passando da 179.000 unità del mese di giugno a soli 114.000 unità nel mese di luglio, valore ai minimi da ottobre 2021. Si raffredda dunque più del previsto il mercato del lavoro americano innescando un’immediata reazione negativa del biglietto verde nei confronti di tutte le principali valute e con un EUR/USD che oltrepassa nuovamente, dopo circa tre settimane, il livello di 1,09.
Visti i dati poco rassicuranti dal mondo manifatturiero e un mercato del lavoro che continua ad inviare segnali non più rosei come un tempo, aumentano le possibilità di un primo taglio dei tassi da parte della FED nella prossima riunione del mese di settembre.
Europa
Cresce il livello di inflazione in Eurozona, passando da un 2,5% annuale del mese di giungo ad un 2,6% di luglio secondo la stima flash pubblicata lo scorso mercoledì. L’incremento è minimo ma conferma quanto previsto dall’Eurotower per l’anno 2024 e cioè che il percorso disinflazionistico dell’Eurozona non sarà lineare. Nello specifico, si è registrato un aumento sopra le attese di mercato sia per la Germania che per l’Italia dove il tasso di inflazione si è attestato rispettivamente al 2,3%, contro il 2,2% di giugno ed all’1,3% rispetto allo 0,8% fatto registrare nello scorso mese.
Bene invece il dato sulla crescita economica, con un PIL relativo al secondo trimestre che registra un aumento dello 0,3% rispetto al trimestre precedente mentre, su base annua segna un aumento dello 0,6%. Male però la Germania, prima economia dell’Eurozona, con un calo dello 0,1% sia rispetto al primo trimestre dell’anno che su base annuale.
In lieve aumento anche il tasso di disoccupazione che passa dal 6,4% di maggio al 6,5% di giugno.
Infine, preoccupante il dato PMI del settore manifatturiero che ha evidenziato la peggior contrazione dall’inizio dell’anno, a testimonianza del fatto che la crescita economica dell’Eurozona sia in rallentamento. Solo in Italia, tra le principali economie, l’indice è salito da 45,7 a 47,4. Si intensificano dunque le preoccupazioni sulla crescita economica dell’Eurozona nei prossimi mesi.
Conclusioni
Per l’economia americana, il mercato del lavoro resta uno dei punti chiave da analizzare per le prossime scelte di politica monetaria, soprattutto alla luce dei dati visti la scorsa settimana. Un campanello di allarme è arrivato anche dal settore manifatturiero e questa settimana l’attenzione sarà rivolta al dato PMI dei servizi. Seguiremo con interesse anche la pubblicazione dei dati PMI in Eurozona e Regno unito. Da segnalare infine la riunione martedì della Reserve Bank of Australia.
Il mese di settembre sarà fondamentale per capire gli orientamenti di politica monetaria delle principali economie mondiali. In particolare, sarà anche il mese che segue il Forum di fine agosto organizzato dalla Federal Reserve di Kansas City a Jackson Hole. Negli ultimi dieci anni l’evento ha assunto sempre più rilevo in quanto portatore di temi e discussioni che determinano la strategia di politica monetaria promossa dalla stessa Federal Reserve, e guida degli orientamenti adottati anche dalle altre banche centrali G7.
Infine nel salutarvi vi ricordiamo che il nostro market wire va in vacanza e riprenderà a settembre. Cogliamo l’occasione per augurare a tutti voi una buona estate e ringraziarvi per averci seguito nella prima parte dell’anno.
Calendario economico: