Italy: La settimana nei mercati - 28 Aprile 2025
INTRODUZIONE
La settimana appena conclusa si è aperta in un clima di marcata incertezza, alimentato dalle dichiarazioni e dalle azioni contrastanti dell’amministrazione Trump sul fronte commerciale e sulle ingerenze sulla politica monetaria della FED. Negli ultimi giorni antecedenti la settimana di Pasqua, l’EUR/USD ha oscillato tra 1,13 e 1,14, per poi superare brevemente ma con decisione la soglia di 1,15 nella notte tra Pasqua e Pasquetta. Il balzo è stato innescato dalla crescente percezione di instabilità negli Stati Uniti, aggravata dalle pesanti accuse di Donald Trump al presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, definito sprezzantemente “Mr. Too Late” e “Loser” per non aver ancora tagliato i tassi di interesse a sostegno dell’economia.
Queste tensioni politiche hanno innescato una diffusa debolezza del Dollaro USA, alimentando un rally dell’euro che ha raggiunto massimi che non si vedevano dal 2022. Tuttavia, anche se a metà settimana si erano diffusi segnali di un possibile ammorbidimento del tono dell’amministrazione americana, la successiva conferma della linea protezionista ha rapidamente ristabilito il nervosismo sui mercati.
Al contempo, Il Fondo Monetario Internazionale, nel World Economic Outlook pubblicato il 22 aprile, ha lanciato un forte allarme sulle prospettive economiche globali, riducendo le stime di crescita per il 2025 e il 2026. La guerra commerciale innescata dagli Stati Uniti viene vista come il principale fattore di deterioramento macroeconomico, con impatti particolarmente severi sui settori del commercio internazionale e della logistica.
Sul fronte macroeconomico, i dati preliminari di fiducia dei consumatori e PMI hanno evidenziato segnali di rallentamento sia negli Stati Uniti che in Europa, mentre il Regno Unito ha mostrato un netto deterioramento. In questo contesto, la debolezza del dollaro si è confermata il principale tema di mercato, in un ambiente sempre più dominato dal sentiment geopolitico piuttosto che dai fondamentali economici. Restando in ambito geopolitico, fa riflettere il significativo incontro tra Trump e Zelensky nella basilica di San Pietro, avvenuto poco prima dei funerali di Papa Francesco, un evento che potrebbe aver posto le basi per nuovi sviluppi nella guerra tra Russia e Ucraina.
STATI UNITI
L’indice Composite PMI flash di aprile è sceso a 51,2 da 53,5, indicando un rallentamento della crescita nel settore privato.
Il Services PMI è calato a 51,4 da 54,4, segnalando una perdita di slancio nel comparto dei servizi, mentre il Manufacturing PMI è salito marginalmente a 50,7.
Gli ordini di beni durevoli di marzo sono balzati del 9,2% su base mensile, ben oltre le attese (+2,0%), suggerendo un effetto di anticipazione legato ai dazi.
La fiducia preliminare dei consumatori, misurata dall’Università del Michigan, ha mostrato un netto calo, accompagnato da un’impennata delle aspettative di inflazione.
Stime FMI: Il FMI ha ridotto la previsione di crescita USA per il 2025 all'1,8% (dal 2,7%) e per il 2026 all'1,7%, segnalando un rischio di recessione aumentato al 40%. L’inflazione è attesa al 3% nel 2025, un punto in più rispetto alle precedenti previsioni.
EUROPA
L’indice Composite PMI dell’Eurozona è sceso a 50,1 da 50,9, segnalando stagnazione dell’attività economica.
L’indice Services PMI è calato sotto la soglia di 50 (49,7), entrando in territorio di contrazione per la prima volta da cinque mesi.
Il Manufacturing PMI è migliorato leggermente a 48,7, ma rimane sotto la soglia di espansione.
La fiducia delle imprese nell’Eurozona è crollata ai minimi da due anni e mezzo, riflettendo un sentiment fragile.
In Germania, l’indice Ifo è salito a 86,9, superando le attese, ma le aspettative future sono risultate ancora deboli.
In Francia, l’attività economica è rimasta in territorio contrattivo con un PMI composito in calo a 47,4.
Nel Regno Unito, i dati PMI hanno registrato una brusca contrazione: il Composite PMI è crollato a 48,2, rafforzando i timori di recessione.
Stime FMI: Crescita dell'Eurozona prevista allo 0,8% nel 2025 (dal precedente 1,0%), mentre l'Italia vedrà una crescita dello 0,4% nel 2025 (dal precedente 0,7%). Il rallentamento è collegato direttamente agli effetti collaterali della guerra commerciale.
CONCLUSIONI
La settimana ha mostrato con chiarezza come le tensioni politiche e commerciali stiano esercitando una pressione crescente sui mercati globali. L’azione dell’amministrazione Trump sui dazi ha non solo indebolito il Dollaro USA, ma ha anche ridisegnato lo scenario macroeconomico, aumentando il rischio di recessione globale secondo il FMI.
Negli Stati Uniti, i dati macroeconomici misti e la diminuzione della fiducia dei consumatori pongono nuovi interrogativi sulla traiettoria di crescita futura, mentre l’inflazione in risalita complica ulteriormente il lavoro della Federal Reserve.
In Europa, l’attività economica rallenta sensibilmente, con divergenze regionali marcate ma con un settore manifatturiero che rimane fragile. Il Fondo Monetario Internazionale avverte che “stiamo entrando in una nuova era”, con un reset del sistema economico globale che potrebbe destabilizzare catene del valore consolidate da decenni. In questo contesto, caratterizzato da volatilità e incertezza elevate, la capacità di adattamento degli operatori sarà fondamentale. Le prospettive restano altamente condizionate dall’evoluzione delle tensioni geopolitiche e delle politiche protezionistiche, rendendo i mercati particolarmente vulnerabili a nuovi shock. Questa settimana da osservare le elezioni federali in Canada, dati sul mercato del lavoro e sul PIL negli Stati Uniti, dati sul PIL nell’eurozona e riunione della Bank of Japan dove gli analisti non si attendono ulteriori rialzi.
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